SENIGALLIA – Bene il rinnovato interesse per l’ex hotel Marche. Bene tenere a mente che l’obiettivo è la riqualificazione di una zona centrale tra stazione ferroviaria e lungomare Marconi, ma come si è arrivati fino a questa situazione di degrado che dura da anni? E i cittadini potranno essere coinvolti nel processo decisionale sul futuro dell’area e dello storico immobile? A chiederselo sono un gruppo di senigalliesi riuniti nella sigla “Meetup dell’Onda”, anche se nulla hanno a che fare (o non più) con i meetup di Beppe Grillo, prime formazioni del Movimento 5 Stelle.
Da alcuni giorni il tema della vendita dell’hotel Marche, ex Stabilimento Balneario da cui prese le mosse il primo turismo a Senigallia, è tornato alla ribalta dopo l’interessamento da parte dell’Agenzia del Demanio. Per farne cosa ancora non si sa, ma intanto ha ridato vigore a un dibattito assopito in attesa di un compratore. Oltre all’ente pubblico, ci sarebbe anche un team di investitori a seguire (da lontano) l’andamento della vicenda e ad attendere che il prezzo scenda ulteriormente.
Dal 2004, anno del primo tentativo di messa in vendita dell’Hotel Marche con una base d’asta di circa 8,3 milioni di euro, si è poi passati alle aste pubbliche del 2011 (valore sceso prima a 7,2 mln euro per il ribasso d’asta e poi a 6,5 mln €), poi alla trattativa privata che dai 5,5 mln € è scesa fino ai 3,7 del 2016 e fino ai 2,5 milioni dell’ottobre 2017. La metà di quanto la Provincia aveva indicato come minimo per non “svendere” il bene.
Nel frattempo, l’hotel Marche (di proprietà della Provincia di Ancona) di cui si parla tanto è inutilizzato dal 2007, anno in cui il Centro per l’impiego, l’orientamento e la formazione (Ciof) è stato spostato nella sede di via Rossini.
Per quanto riguarda invece l’altro edificio, dove un tempo c’era l’azienda di soggiorno, poi divenuta Iat (centro di Informazione e Accoglienza Turistica), di proprietà della Regione Marche, non vi sembrerebbe essere un interesse concreto da parte di alcun acquirente: l’ultimo prezzo di vendita era di circa 1,2 mln di euro.
Prezzi notevolmente ribassati negli anni a causa, principalmente, di due fattori. Da un lato l’investimento è sempre risultato molto impegnativo sia per l’acquisto che per il ripristino della funzionalità dei due immobili, anche perché erano sempre stati indicati come indivisibili e con vincoli: ora che questo laccio sembra essere caduto però potrebbero aprirsi nuove opportunità; dall’altro c’è anche il progressivo degrado a cui è stata lasciata cadere l’area in questione. Nei giardini Morandi infatti si sono riversate decine di spacciatori, che nell’ultimo periodo sono nel mirino di aumentati controlli da parte delle forze dell’ordine.
Ed è proprio questo uno dei punti sollevati dai cittadini senigalliesi: di chi è la colpa per questo progressivo degrado? E perché la riqualificazione dell’area non ha ancora un progetto che possa davvero suscitare qualche interesse negli investitori privati? Quasi una giustificazione – sostengono dal Meetup dell’Onda – per avanzare pretese ben poco lungimiranti, come i soliti parcheggi.
«Perché non dovremmo pretendere che si faccia un conteggio dei danni che hanno prodotto alle finanze pubbliche e ai modi di vita dei senigalliesi questi rottamatori di futuro? – scrive Riccardo Pizzi – Perché poi non dovremmo chiedere che vengano poste a confronto diverse soluzioni in modo da valutare cosa sia meglio in una prospettiva temporale che potrebbe arrivare facilmente al 2050 e oltre? Perizie di tal genere si fanno facilmente; previsioni del genere sono assolutamente necessarie. In fin dei conti, lo Stabilimento ha avuto origine un secolo e mezzo fa, e nessuno aveva posto limiti alla sua durata».