SENIGALLIA – La scrittura come modo di rivelare le ingiustizie che le donne afghane sono costrette a subire ogni giorno e la cucina come opportunità di emancipazione, con quel sogno di poter aprire un ristorante. È solo una piccolissima parte della vita di Zakia Jafari, una donna afghana arrivata da Herat a Senigallia nel dicembre 2021 insieme al marito Sakhi grazie ai corridoi umanitari. Zakia è riuscita a scappare all’ultima ondata di violenza talebana nel proprio Paese, raggiungendo Ali, il fratello del marito Sakhi, che vive e lavora da tanto tempo in Italia, anche lui fuggito alle persecuzioni talebane poiché di etnia hazara. Una storia come tante, forse, a cui stiamo facendo l’abitudine finendo per non indignarci più e per non provare empatia per coloro che vivono drammi così intensi. Ma è una storia vera, resa possibile grazie al progetto SAI (Sistema Integrazione Accoglienza), e raccontata attraverso una lettera tra i testi finalisti dell’annuale concorso DiMMi, edizione 2022, che si terrà a Pieve Santo Stefano (Ar), in Toscana.
L’annuncio arriva dalla Caritas senigalliese che segue Zakia Jafari nel suo percorso di integrazione nella realtà locale. La donna, classe ‘81, lavorava per importanti agenzie internazionali non governative come assistente della nutrizione infantile: un aiuto alle donne, un sostegno che è divenuto la base di un manoscritto per denunciare la condizione delle donne in Afghanistan e dare così risposta a quel desiderio di emancipazione per tanti anni tenuto sotto chiave.
Con l’intensa lettera, scritta di suo pugno, ha partecipato al premio Pieve e venerdì 16 settembre – insieme a Francesca Rossi, la sua operatrice di riferimento del SAI, gestito da Caritas Senigallia, e da Isabella Balducci, la sua insegnante di italiano sempre per il progetto SAI – sarà nel comune quasi al confine tra Toscana, Marche, Umbria e Romagna. Qui riceverà un riconoscimento assegnatole dalla fondazione Archivio Diaristico Nazionale – onlus che organizza nel 2022 la 38esima edizione del concorso letterario. Il premio nasce per salvare dalla distruzione diari e lettere di ogni genere, dai carteggi d’amore alle lettere d’emigrazione, dalle memorie agli epistolari che raccontano la vita di uomini e donne italiani. L’archivio ha raccolto dal 1984 fino ad oggi circa 9000 storie.
All’interno dei riconoscimenti dati dal premio c’è una sezione dedicata ai migranti: si chiama DiMMi (Diari Multimediali Migranti) di storie migranti ed esiste da dieci anni, nato per sensibilizzare e coinvolgere i cittadini sui temi della pace, della memoria e del dialogo interculturale. È dedicato a testimonianze autobiografiche inedite di persone di origine o provenienza straniera che vivono o hanno vissuto in Italia: sono testimonianze che stupiscono sempre per ricchezza ed eterogeneità di provenienze, esperienze di vita, lingue, cultura e modalità di espressione, che narrano di tantissimi Paesi del mondo e aprono il loro universo interiore al pubblico.