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Insegnare la pace giocando

Intervista al pedagogista Roberto Farnè ospite oggi, mercoledì 17 maggio, della scuola primaria Sanzio a Marina di Montemarciano nell'incontro della rassegna "Se vuoi la pace prepara la pace", appuntamento promosso dall'Università per la pace della Marche

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MONTEMARCIANO- Il pedagogista Roberto Farnè sarà ospite alle 16,45 di oggi, mercoledì 18 maggio, alla Scuola Primaria Sanzio a Marina di Montemarciano. Un incontro pubblico promosso dal coordinamento solidarietà e autosviluppo onlus, con il Comune, le associazioni sportive locali nell’ambito della campagna “Se vuoi la pace prepara la pace” e promosso dal Coordinamento Solidarietà e Autosviluppo Onlus. Abbiamo contattato telefonicamente Roberto Farnè, pedagogista e docente del Dipartimento di Scienze per la Qualità della vita dell’Università di Bologna, ospite dell’iniziativa.

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Quali saranno i temi che affronterà durante l’incontro?
«Parleremo di come lo sport e il gioco possano educare alla pace. Educare alla pace significa educare al conflitto, imparare a gestire i conflitti in maniera non violenta, senza reprimerli, ma affrontandoli durante il gioco».

Sentire parlare di aggressività a molti spaventa…
«
Bisogna distinguere tra aggressività e violenza: parliamo di violenza quando l’aggressività degenera. Educare all’aggressività significa conoscere i propri impulsi e saperli mettere in campo ma soprattutto imparare a gestirli».

Come lo mettono in pratica i bambini nel gioco?
«Giocando o facendo sport imparano anche a discutere, litigare confrontarsi ed affrontarsi attraverso dei dispositivi chi si chiamano regole, che siano quelle che si danno tra loro e quelle già definite dal gioco».

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In che modo riescono a farlo?
«Quando giocano senza “arbitri” che dirigono il conflitto in campo ma affrontano i conflitti fra loro trovando forme di mediazione, fondamentali per fare proseguire il gioco».

Un consiglio ai genitori?
«
I giochi si fanno naturalmente. I bambini non hanno più tempi e spazi per i giochi liberi perché spesso, cadendo in errore, siamo noi a farli giocare. Il rischio che corriamo è che troppo spesso il tutto è gestito dagli adulti. Quello che i genitori dovrebbero fare è far confrontare i bambini in tempi liberi e spazi liberi con i loro coetanei: il rischio è che tutto sia gestito dagli adulti».

Esistono giochi più formativi di altri?
«
Sono quelli che fanno loro. Noi adulti abbiamo la responsabilità che questo avvenga. Spesso siamo ossessionati dalle ansie e roviniamo anche il tempo libero programmando tutto».

Roberto Farnè

Nota biografica
Roberto Farné è professore ordinario in Didattica generale, insegna “Pedagogia del gioco e dello sport” nel corso di laurea in Scienze motorie, presso il dipartimento di Scienze per la Qualità della Vita di cui è vicedirettore. I suoi campi di studio e di ricerca riguardano principalmente il rapporto fra l’educazione e i media, la pedagogia del gioco e dello sport. È direttore della rivista “Infanzia”.

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