SENIGALLIA – Contro le speculazioni edilizie si schiera la sezione cittadina di Italia Nostra. Nel mirino dell’associazione locale che si occupa della tutela del patrimonio storico, artistico e naturale senigalliese sono finiti i progetti per le nuove realizzazioni nei pressi della darsena Bixio. L’abbandono della ex Italcementi, che dopo la demolizione ha lasciato dietro di sé soltanto polvere, due capannoni e una ciminiera (poi abbattuta tra le critiche anche quella), ha portato allo spezzettamento in tre dell’area tra la darsena e il lungomare Mameli. All’asta sono così finite le vecchie casette dei pescatori, come vengono identificate in città, con un progetto di ricostruzione che ne prevede un’altezza di tre piani.
L’ipotesi non è piaciuta a Italia Nostra che chiede di rivederla. «Ogni città ha i suoi angoli marginali di abbandono, dove edifici in rovina testimoniano un passato più fortunato e decoroso» spiegano. «A Senigallia una situazione di questo tipo è rappresentata dagli edifici che costeggiano la vecchia darsena, abbandonati dopo la chiusura dell’Italcementi». Si tratta di edifici abitativi costruiti tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900, alcuni da privati, altri dai proprietari del cementificio e destinati all’alloggio di maestranze ed impiegati. «Inizialmente costeggiavano un ampio spazio vuoto destinato al ricovero e alla riparazione delle imbarcazioni (lo squero); poi davanti venne costruita la prima darsena, tuttora esistente, sebbene modificata, per le barche da pesca».
Eccezion fatta per l’ex albergo La Vela, decontestualizzato secondo Italia Nostra, le casette rispecchiano uno stile novecentesco e danno all’area un carattere di antico approdo di mare: ne fanno «l’ultima testimonianza del porto storico. Perché allora trasformarli e non piuttosto restaurarli e valorizzarli anche a fini turistici? Certo la cubatura attuale può essere non remunerativa a fini residenziali. Ma il valore, anche commerciale, di certi edifici e spazi storici non si misura a metri cubi».
E’ questo infatti solo l’ultimo progetto di riqualificazione che potrebbe partire a breve dopo che per anni l’area ha vissuto un progressivo abbandono e aumento del degrado. Ma nel futuro dell’area Italia Nostra non vede poi una rinascita estetica, semmai commerciale. «Per gli interventi di demolizione/ricostruzione e trasformazione, come in questo caso, si usa sempre la parola “riqualificazione”, parola magica che dovrebbe significare miglioramento, ma che in sostanza serve solo ad abbellisce una operazione di edilizia speculativa, anche se mirata al legittimo profitto. Ma poi in sostanza il miglioramento architettonico ed estetico difficilmente viene raggiunto; basti pensare al brutto casermone costruito sul bastione di via Rodi, l’ultima testimonianza del sistema di fortificazione roveresco, che si poteva destinare a funzioni ben più nobili e qualificanti. Anche in quel caso venne usata in più occasioni da tecnici e amministratori (testimonianza personale) la parola magica riqualificazione, che doveva giustificare tutto. Di quale riqualificazione si tratti è sotto gli occhi di tutti».
Da qui l’appello rivolto all’amministrazione comunale per non sprecare l’ennesima occasione di conservare e restaurare gli storici edifici per valorizzarne le potenzialità e l’eredità dell’antico porto cittadino: se ne «conservi l’architettura di contesto per destinarla a funzioni connesse con la valorizzazione dell’offerta turistica e commerciale. C’è sempre tempo per le scelte sagge e coraggiose».