SENIGALLIA – La tragedia che ha colpito Trecastelli e Senigallia, con la morte a poche ore di distanza di madre e figlia, non è soltanto un grave lutto per le due comunità. Anche lo sport, quello vero, ne ha risentito. Sì perché la scomparsa di Gioietta Titti segna anche una perdita a livello sportivo per la Senigallia dell’atletica del dopo guerra. La donna, classe 1943, è stata infatti una delle prime atlete di cui la zona ha potuto vantarsi, grazie alla sua capacità e volontà di cimentarsi in prove sempre più difficili e grazie anche all’intuito del presidente della Pro Patria Ancona Alberto Burattini.
La storia nelle parole di Paolo Pizzi, sportivo e conoscitore dello sport cittadino
«È la società (la Pro Patria Ancona Alberto Burattini) che si dedica all’atletica femminile e il suo presidente gira tutta la provincia per trovare nuove adesioni – scrive -. A Senigallia Francesca Ferroni, Mirella Montagna e Gioia Titti accolgono il suo invito ma la severità degli allenamenti ed il fatto che si svolgono in Ancona determinano l’abbandono delle prime due ragazze. Non demorde però Gioia che è ben lieta di non doversi più recare allo Stadio di Senigallia ed effettuare i suoi lanci del peso e del disco negli spazi dietro le porte del gioco del calcio. Allo Stadio Dorico del capoluogo regionale c’è una pista vera e ci sono le pedane per i lanci: Gioia è ora più motivata a praticare il lancio del peso e, meglio ancora, quello del disco a lei più congeniale. L’allenamento non solo la diverte, ma il fatto di dover studiare e correggere ogni singolo movimento imposto dalla disciplina diventa anche una piacevole scoperta del proprio corpo. Il raggiungimento della perfezione stilistica è ovviamente un’utopia; la realtà sono la tecnica continuamente affinata e i lanci che vedono il disco andare sempre più lontano e conquistare misure eccellenti che fanno assai ben sperare nelle competizioni nelle quali, purtroppo, l’emozione prende il sopravvento. Animata però da grande passione e coltivando il training autogeno gareggia anche a Macerata e Ascoli Piceno; ottiene cinque titoli regionali ai Campionati Studenteschi e raggiunge la misura per partecipare a quelli nazionali che si svolgono a Trieste dove Gioia Titti si reca a sue spese per non gravare sulle casse della Società.
Lo sport ha disegnato la sua strada nella vita; si iscrive all’ISEF di Bologna; ne esce con il massimo dei voti; inizia a insegnare a Venezia e lì forma la sua famiglia. Il ritorno a Senigallia costituisce l’evento successivo della sua carriera professionale; lei, timida, si trova a disagio, in imbarazzo ad insegnare al fianco di alcune autentiche colonne dell’educazione fisica cittadina: non riesce a scuotersi di dosso l’antica soggezione ed accettare di trovarsi fianco a fianco, da colleghe, con le professoresse De Fari, Torelli e Ferri, e per questo preferisce insegnare a Ostra.
Un po’ alla volta lascia l’attività agonistica; la Pro Patria non c’è più ed ora si gareggia per la Sigillo di Raffaele Fogliardi, il nuovo faro dell’atletica anconetana. L’impegno di Gioia Titti cambia; a lei spetta l’onere di reclutare nuovi atleti e nuove atlete e gli ostacoli non mancano ma i Giochi della Gioventù le danno una mano; con il collega Andrea Vici fonda l’Atletica Rocca Senigallia cercando di emulare il percorso compiuto a suo tempo da Burattini. Si toglie, in quell’anno, qualche soddisfazione con Monica Tomassoni e Virginia Manoni che partecipano alle Finali nazionali di Roma dei Giochi.
La festa arriva l’anno successivo. Con i ragazzi della scuola media “Mercantini” stravince le finali regionali: A Roma guida quei suoi ragazzi a raggiungere l’undicesima posizione nazionale: risultato eccellente, considerata la concorrenza durissima.
Senigallia la ringrazia con una medaglia consegnatale dal Sindaco. Ma, per Gioa Titti, la “medaglia” più bella e gratificante è quella dell’incontro con suoi ex alunni e alunne che le sono riconoscenti per aver appreso da lei le regole della vita attraverso il suo insegnamento della pratica sportiva e delle regole dello sport».