SENIGALLIA – L’arrivo della nuova risonanza magnetica mobile all’esterno dell’ospedale di Senigallia ha – oltre agli aspetti tecnologici e al costo per la comunità – un pregio: quello di unire persone solitamente discordanti su tanti temi. In questo caso, parliamo dei responsabili del “Tribunale del Malato” e degli esponenti del “Comitato cittadino per la difesa dell’ospedale”, tutti sulla stessa linea nel criticare la scelta operata dall’Asur Marche – Area Vasta 2.
Il, anzi, i perché sono presto detti. Innanzitutto ai sopracitati ha dato fastidio che la direzione Asur abbia voluto inaugurare un macchinario che doveva arrivare anni fa. La nuova rm è stata acquistata quasi quattro anni fa, mentre la vecchia è stata smantellata dopo due. Quindi Senigallia (con tutta la popolazione che d’estate incrementa fino a raddoppiare) e la vallata del Misa hanno dovuto fare i conti con un’attività sospesa, in attesa dei lavori per il nuovo macchinario (leggi l’articolo).
«Per due anni i pazienti hanno vagato per le Marche e per le regioni vicine senza un’indicazione precisa – spiegano Umberto Solazzi e Carlo Massacci, responsabili del Tribunale del Malato “C.Urbani” – e oggi (giovedì 2 agosto, Ndr) devono assistere alla sceneggiata dei festeggiamenti dell’inizio di una attività sostitutiva temporanea, che è stata ignorata per due anni, e che consiste nell’affitto di un camion parcheggiato dentro l’ospedale con a bordo la tecnologia necessaria. Se si festeggia per così poco, cosa verrà proposto quando arriverà stabilmente la nuova risonanza magnetica? Lo spettacolo pirotecnico di Agosto è destinato ad impallidire. Un consiglio per le autorità: rispettate la cittadinanza».
Ancora più critici dal Comitato a difesa dell’ospedale che sottolineano come siano inappropriate le parole del direttore dell’Area vasta 2, Maurizio Bevilacqua, e i toni trionfalistici sulla “fine ai disagi relativi a questa attività”, sull’ “accelerazione delle procedure”, sulla “possibilità di soddisfare le esigenze degli utenti e di superare le criticità”. Parole e fatti che arrivano tardi, secondo il comitato. «Quante soluzioni dopo ben 6 anni di attesa, per fortuna c’è chi pensa alla salute dei cittadini! Gloriarsi di aver installato un “carrozzone”, pur se tecnologico, ci sembra decisamente troppo. I senigalliesi si aspettavano altro, come promesso ma mai mantenuto. Al contrario dovrebbe invece cospargersi il capo di cenere e presentare le scuse più sentite per il disagio e la mala gestione perpetrate a danni dei pazienti senigalliesi. Questo sarebbe stato certamente più appropriato, pur se non affatto esaustivo. Dovremmo essere parzialmente contenti di questa soluzione transitoria? Proprio per niente, perché l’installazione di quella definitiva è stata spostata da settembre, annuncio di Volpini, a novembre, annuncio di Bevilacqua».
C’è poi la questione dei costi: il macchinario – come si legge nella determina del direttore dell’Area Vasta 2, la n. 1106/AV2 del 18 luglio 2018, peserà sulle tasche dei cittadini per ben 135mila euro (110.840 € + I.V.A. per un totale di 4 mesi più un quinto opzionato). «Non sarà, ovviamente, gratis o a carico di chi ha creato questo disservizio sanitario, ma sulle spalle della comunità – affermano dal Comitato Ccdos -. Perché, come sempre, il costo non sarà decurtato dallo stipendio di risultato dei dirigenti e/o direttori che hanno indetto la gara, sbagliata, che hanno ordinato la macchina, sbagliata, che hanno indicato i locali dove posizionarla, sbagliati, e che per questo hanno penalizzato tanti cittadini che per anni hanno dovuto “emigrare”, sì questa è la parola giusta, presso altri territori e altre strutture coinvolgendo e penalizzando, per tempo e per soldi, anche le loro famiglie».