SENIGALLIA – «Sono partito da una serie di informazioni sui terremoti che hanno interessato le Marche. C’erano lacune sul terremoto del 1930 e così ho iniziato a fare ricerche. Da qui è nato questo lavoro su Senigallia, sul grave sisma che ha colpito la città e sul piano regolatore di quegli anni». Esordisce così Giuseppe Santoni, docente ora in pensione di Ripe ma di origini reatine, nell’illustrare il suo ultimo lavoro, da poco disponibile in formato digitale dal sito della biblioteca comunale Antonelliana.
“Il terremoto di Senigallia del 1930 e il nuovo Piano Regolatore e di Ampliamento della città del 1931” è un e-book ricco di fotografie, tabelle e documenti inediti su quel disastroso evento che segnò una pagina terribile per la città ma ne determinò in qualche modo anche la rinascita, favorendo l’accelerazione a un assetto urbanistico che era stato accantonato negli anni precedenti. E per il futuro turistico che venne intrapreso.
Giuseppe Santoni è professore nonché socio corrispondente della Deputazione di Storia Patria per le Marche e socio della Associazione di Storia Contemporanea. «Insomma mi piace studiare e fare ricerche, non credo che smetterò mai. I primi lavori sono arrivati quando insegnavo alla scuola media di Ripe, prima sulle credenze popolari, poi mi dedicai a “Ripe 1943-1945: la liberazione” assieme ai giovani studenti. Il libro è stato persino ristampato l’anno scorso da un cittadino romano, originario di Castel Colonna che lo trovò molto aderente ai suoi ricordi. Da lì non ho più smesso. Stavo cercando di ricostruire il sisma del 1741 su Fabriano quando ho notato che le informazioni su quello di Senigallia erano abbastanza generiche e ho deciso di approfondire. La mia è una passione», afferma Santoni.
Ora sono in cantiere altri lavori, tra cui uno per ricostruire la storia di tutti i terremoti delle Marche, partendo da quello del 1269 per poi tornare verso i nostri giorni attraverso le scosse del 1303, 1690, 1741, 1897, 1924, 1930, 1972 e 1997.
Il lavoro dello storico Santoni parla della ricostruzione e dell’ampliamento di Senigallia subito dopo il sisma: si parla delle prime e provvisorie lottizzazioni della Penna, di Borgo Pace, poi del piano regolatore fino a via Mercantini: gli amministratori di allora riprendono il piano urbanistico del 1916-17 e lo mettono in atto. «C’erano anche agevolazioni per la popolazione, per chi poteva costruirsi la casa da solo – racconta -: se le opere avvenivano entro sei mesi vi erano delle scontistiche sulle tasse, cosa che portò praticamente Senigallia a divenire un grande cantiere».
Fino al 1934 la ricostruzione fu abbastanza veloce: vennero consegnate circa 415 nuove case, a cui si aggiungono 214 alloggi popolari (tra cui 84 in zona Villa Aosta, 80 in zona pace e 50 verso via Capanna) senza contare quelli a Scapezzano: erano case basse a un piano, molto piccole, a tal punto da creare problemi alle famiglie, allora numerose. «C’era poi la problematica degli affitti: in media si pagava dalle 90 alle 110 lire, mentre prima del sisma gli affitti erano di sole 30 lire al mese: ciò scatenò diverse proteste fino agli anni 1935-36 quando l’emergenza abitative venne meno. Poi arrivarono le guerre e il clima cambiò di nuovo».
Nel libro di Santoni si parla anche di due figure importanti per la ricostruzione di Senigallia: il podestà Giovanni Monti Guarnieri, futuro autore degli Annali di Senigallia; e l’ing. Gualtiero Minetti. Questi era l’architetto a capo dell’ufficio tecnico del Comune già dal 1917-1920, il quale firmò quasi tutti i progetti della ricostruzione. Fu anche il direttore dei lavori di costruzione della nuova Rotonda a mare. «Portò una visione innovativa nell’ampliamento della città riprogettando il rione Porto, pensando persino a una università popolare e a una grande biblioteca dove adesso c’è il bastione Rodi. Argomento che sarà oggetto di una nuova ricerca».
E adesso a cosa si sta dedicando?
«Adesso è in pubblicazione un lavoro su Trecastelli, il comune nato dalla fusione di Ripe, Monterado e Castel Colonna, e su Vincenzo palmesi, un medico che pur non abitandovi scrisse la storia di Trecastelli. Il lavoro è nato alcuni anni fa e dalle prime ricerche suggerì nome alla fusione dei tre municipi. Per arrivarci ho dovuto cercare negli archivi e tra i documenti notarili di mezza Italia».