Senigallia

Le critiche e i dubbi del M5S sull’Unione dei comuni tra Senigallia e le vallate del Misa e Nevola

Martinangeli e Palma alzano la voce contro il progetto su cui dirigenti e segretari comunali dei nove comuni coinvolti lavorano da due anni all'insaputa di cittadini e consiglieri

Piazza Roma a Senigallia

SENIGALLIA – L’approvazione e la trasparenza sul progetto dell’unione dei comuni della valle del Misa e Nevola “Terre della marca senone” non scende giù alle consigliere del Movimento 5 Stelle Stefania Martinangeli ed Elisabetta Palma. Un progetto presentato con una formula “prendere o lasciare” e con tempi ridottissimi che non hanno permesso ai componenti del consiglio di esaminare la bozza di statuto e l’atto costitutivo con la dovuta tempistica per fare gli approfondimenti del caso. E soprattutto votato grazie ai 17 voti favorevoli della maggioranza compatta «al prezzo di far rientrare, per quest’unica votazione, un consigliere di maggioranza assente per un serio infortunio» più il consigliere del gruppo misto, Maurizio Perini. Dato che si tratta di un progetto che coinvolgerà 72.564 persone, di cui 45.027, quasi i due terzi, sono senigalliesi, la cosa andava approfondita e seriamente. In aula consiliare si è tenuto invece un dibattito con tante belle parole in tema di ottimizzazione delle risorse, possibilità di fondi extra comunali, turn over del personale, senza però fornire dati né il dove reperirli.

Eppure sull’unione dei comuni – che sarà costituita dai municipi di Arcevia, Barbara, Ostra, Ostra Vetere, Senigallia, Serra de’ Conti e Trecastelli – o meglio sulla costituzione di questo nuovo ente sovraordinato, è da tempo che ci si lavora: «La fase A del progetto è stata realizzata, come già accaduto per la fusione, alla chetichella, all’insaputa dei cittadini e dei consiglieri, di sicuro di quelli di minoranza, nonostante siano due anni che i dirigenti lavorano per far licenziare al Co.ge.s.co. la Proposta di Statuto di questo nuovo ente, esattamente dal 4 dicembre 2015. Stupefacente prendere atto che i sette segretari comunali degli enti interessati hanno cominciato a lavorare ai documenti fondativi dell’Unione dei comuni proprio mentre si proponeva ai cittadini di Senigallia e Morro la fusione per incorporazione. Di tutto questo lavorio nulla è trapelato – continuano Palma e Martinangeli – nonostante lo stesso sindaco abbia affermato come il simbolo della futura unione sia nato da una discussione lunga e sofferta!».
C’è poi la questione delle unioni già esistenti, nate per condividere alcune esigenze e servizi che dovranno essere chiuse per venire inglobate in una unione tra 9 comuni con esigenze diverse e territori profondamente diversi.

«Non è leale da parte di un’amministrazione agire sempre nell’ombra e all’insaputa di quelle minoranze consiliari, che poi dovranno “digerire” questo tipo di progetti di grande impatto sul futuro governo del territorio e sulla gestione dei servizi dei cittadini in soli due giorni. Questa maggioranza – continuano le consigliere grilline – ha dimostrato più volte di non avere alcun interesse all’opinione delle minoranze né tantomeno alla condivisione con i cittadini. Hanno concesso solo due giorni alle minoranze consiliari e niente ai cittadini per esaminare, controdedurre e proporre, chiedendoci di votare ad occhi bendati. Il M5S non è abituato ad agire in questo modo».

L’ente sovraordinato che diverrà ufficialmente operativo entro la primavera 2018, avrà secondo le due consigliere tutte le problematiche che hanno portato alla soppressione delle province. Essendo di secondo livello, non verranno scelti dai cittadini i componenti del nuovo organismo, ma saranno scelti dai consiglieri comunali, dagli assessori e dai sindaci dei comuni coinvolti.

Martinangeli e Palma sono perplesse anche circa la rappresentanza dei gruppi consiliari all’interno dell’unione dei comuni: Senigallia avrà 12 consiglieri su 33, quindi un terzo nonostante abbia due terzi della popolazione totale dell’unione. Inoltre come faranno a essere rispettate le forze di minoranza con tre soli consiglieri? E nei comuni più piccoli – si domandano – dove ne sarà nominato solo uno di minoranza, quali gruppi scompariranno? C’è all’orizzonte una grossa problematica che potrebbe solo aumentare il distacco tra le istituzioni e i cittadini. Se a questo, si aggiungono che non sembrano evidenti né il risparmio né i vantaggi sui servizi grazie alla vantata ottimizzazione, di cui comunque i cittadini non sanno nulla, ecco che la critica si fa pesante, il “no” delle consigliere si fa motivato.