SENIGALLIA – Giornata speciale quella che hanno passato alcuni studenti senigalliesi. Non solo per il tema sviluppato – il cyberbullismo – ma anche per il luogo. Non capita tutti i giorni di poter affrontare un argomento così complesso e delicato, e allo stesso tempo di stretta attualità tra i più giovani, né capita spesso di parlarne con vari esperti nella sede degli Stabilimenti della Polizia di Stato di Senigallia, polo logistico unico in Italia.
L’iniziativa del 13 dicembre con gli studenti del primo anno dell’istituto Padovano di Senigallia rientra nelle celebrazioni per i 70 anni della fondazione degli stabilimenti di via Sanzio. Si tratta della seconda giornata prevista per trattare al fianco degli studenti senigalliesi argomenti che li toccano molto da vicino, come appunto bullismo e la sua “evoluzione” tecnologica, il cyberbullismo.
Di fronte a circa 150 ragazzi – che hanno osservato un minuto di silenzio per le vittime della tragedia di Corinaldo – sono intervenuti sia il direttore degli Stabilimenti di Polizia Giuseppe Tranzillo, sia il questore di Fermo Luciano Soricelli.
Da loro è arrivato il monito per una società più inclusiva, giusta, ispirata al principio di legalità e solidarietà: per arrivare a questo scopo si deve partire dai giovani però, coinvolgendoli in iniziative incentrate proprio sul rispetto di sé, degli altri e della legalità.
Proprio per instaurare questo senso civico, sono state organizzate le visite ai centri nazionali che compongono gli Stabilimenti della Polizia di Stato di Senigallia: il centro armi – dove sono custodite le dotazioni degli agenti dal 1852 a oggi – e il centro recupero materiali, preposto al riadattamento degli strumenti in uso alle questure di tutta Italia per dar nuova vita ed evitare sprechi e inquinamento, oltre a tavole illustrative sulla storia della Polizia e a una dimostrazione degli artificieri.
Con il giornalista Luca Pagliari si è affrontato, tramite la visione di un docufilm, il tema del cyberbullismo, fenomeno molto fastidioso e insidioso perché non avviene alla luce del sole ma è veicolato tramite social network e dispositivi elettronici che ormai tutti gli adolescenti posseggono, senza però considerare le conseguenze che tali comportamenti generano nelle vittime.