Anconetana doc, romana d’adozione, Lucia Mascino è un’attrice che non puoi non aver incontrato almeno una volta nella vita. A teatro – la “casa” in cui trascorre gran parte del suo tempo, ma soprattutto in televisione e nel cinema, dove è uno dei volti più amati e noti al pubblico. In tv, tra i tanti ruoli, è stata la protagonista della serie scritta e diretta da Ivan Cotroneo “Una mamma imperfetta”, e veste da dieci anni i panni di Vittoria Fusco, coprotagonista femminile accanto a Filippo Timi, della serie “I delitti del BarLume” scritta e diretta da Roan Johnson. Candidata 4 volte ai Nastri d’Argento, ha vinto tra gli altri il premio Anna Magnani, Ugo Tognazzi, Vittorio Mezzogiorno, Toni Bertorelli. Un “palmares” di spessore, per una carriera attivissima e sempre densa di progetti. In questi mesi, è stata impegnata in tournée con due monologhi teatrali, “Smarrimento” scritto e diretto da Lucia Calamaro, e “Il Sen(n)o”, spettacolo scritto da Monica Dolan e tradotto da Monica Capuani. Al cinema, di recente, ha interpretato il ruolo di Sonia in “Una terapia di gruppo” commedia diretta da Luca Miniero, ora su Sky; per la tv, è in “Bang Bang Baby” crime sulla Milano da bere anni ’80 ora su Amazon, e in nuovi episodi dei delitti del Barlume su Sky.
Proprio con il monologo “Smarrimento”, Lucia Mascino torna nelle Marche. L’appuntamento è sabato 5 aprile ore 21 al Teatro Misa di Arcevia nell’ambito del cartellone di prosa curato dal Teatro Giovani Teatro Pirata in collaborazione con Amat. Lo spettacolo scritto e diretto da Lucia Calamaro, per e con Lucia Mascino, con scene e luci di Lucio Diana, i costumi di Stefania Cempini, è una produzione Marche Teatro nata dall’incontro tra una delle più interessanti drammaturghe e registe italiane contemporanee, vincitrice di tre premi UBU, con la poliedrica attrice marchigiana.

Lo spettacolo ha debuttato nel novembre 2019 al Teatro Sperimentale di Ancona, poi dopo una lunga pausa dovuta alla pandemia il monologo ha ripreso una tournée di successo che si conclude domani proprio ad Arcevia. Protagonista è una scrittrice in crisi, alle prese con i suoi personaggi e i tanti incipit a cui non riesce a dar seguito. Delicata, sensibile, attenta a ogni sfumatura, l’attrice si muove tra i soggetti dei suoi potenziali romanzi che risvegliano le tante questioni esistenziali e professionali sospese. E in questo smarrimento, che si fa ragionamento comico sull’esistenza, riscopre la sua indomabile spinta creativa.
Smarrimento è uno spettacolo sartoriale, cucito apposta dall’autrice per te, o forse è una pièce con cui la Calamaro parla di se stessa. Quale delle due? In ogni caso, entrambe donne che affrontano le difficoltà di una svolta, un nuovo inizio.
«Si tratta del primo monologo che ha realizzato Lucia Calamaro. Ma in realtà c’è un secondo attore, ed è il pubblico, che nello spettacolo si diverte molto. La scrittura dell’autrice si incarna molto bene su di me, è un finto ragionare ad alta voce, tra sé e sé che include chi ascolta. Parlare con se stessi è diverso dal parlare agli altri, fa emergere quello che esternamente si vuole nascondere, in uno stile intimo e libero, che non si vergogna di dire cose brutte o spudorate, comunque sincere; ironizza e passa da cose leggere a profonde nell’arco di una stessa frase. Ho scoperto, interpretando Smarrimento, che è un tipo di scrittura che mi si addice molto, probabilmente è una questione legata ad un ritmo sostenuto del pensiero che mi appartiene: mi pongo sempre tante domande, mi piace giocare con me stessa».
Al centro della trama, c’è una scrittrice di successo ma nel pieno di una crisi creativa.
«È un personaggio alla Woody Allen, un po’ scapestrato un po’ drammatico, una non vincente che fa tenerezza, problematica ma simpatica. La vediamo in scena come una scrittrice esattamente al contrario di quello che ci si aspetta: in un’epoca in cui il successo è tutto, e in cui chiunque sembra avere una risposta per ogni cosa, lei candidamente ammette di non avere le soluzioni. La sua crisi artistica è solo il pretesto narrativo per uno spettacolo che è un cabaret esistenziale, e che tratta temi serissimi quali la famiglia, il vivere lontano dalla coppia, la moglie che lavora fuori, il padre che rimane solo con la figlia, i genitori in ospedale».
Come ti sei trovata ad interpretare il personaggio della scrittrice?
«Mi ci sento benissimo perché ho sempre amato l’ultima fila, l’ultimo banco, anche a scuola. Ho sempre avuto antipatia per i saccenti, per quelli convinti delle proprie idee, nutro simpatia per le persone con la scarpa slacciata, Questa scrittrice mi ha veramente accompagnato in anni di repliche e mi ha, in qualche modo, condizionato. È l’esatto contrario di molti personaggi energici che ho interpretato in passato, lei è svenevole, parla a voce bassa, è accasciata su se stessa. Forse la figura che le è più vicina, tra quelle interpretate nella mia carriera, è La mamma imperfetta in tv, anche lei era una che si poneva tante domande».
Hai interpretato anche il Sen(n)o, portato in scena in vari teatri tra cui, sabato scorso, a Firenze, e che riprenderà la sua tournée il prossimo anno. Al centro dello spettacolo è il tema della pornografia online e della sessualizzazione precoce nell’era digitale.
«Un tema tostissimo, in effetti. È un testo diametralmente opposto a Smarrimento: se quello spettacolo è punteggiato dalle risate del pubblico e della sdrammatizzazione, pur parlando di cose serie, Sen(n)o è invece privo di ironia, intenso, dritto, senza facilitazioni. Ma è uno spettacolo necessario, dovunque l’ho portato ho sentito una grandissima risposta che magari è il silenzio, una pausa che lo spettatore si prende perché colpito da un messaggio forte. Sen(n)o affronta temi attualissimi di cui molti stanno parlando grazie anche alla serie Adolescence in onda su Netflix».
A quali progetti stai lavorando per il grande e piccolo schermo?
«Ho finito sette mesi di lavoro iniziati a settembre con una nuova serie Rai che spero uscirà in autunno e dove sono la coprotagonista. Non è stato ancora scelto il titolo, la serie è un incontro tra due donne molto diverse, una snob e una più verace: io sono quella ‘verace’, la benzinaia romagnola. Va avanti poi il Barlume con nuovi episodi andati in onda a gennaio, poi ricominciamo a maggio. C’è anche un progetto di un nuovo film con Monica Guerritore, vedremo».
Dove ti senti più te stessa, tra cinema teatro e tv?
«Una cosa alimenta e confluisce nell’altra, per me. Nel teatro porto il corpo, c’è la continuità di un lavoro fisico, non ci sono pause o montaggi, in qualche modo mi permette un percorso dall’inizio alla fine, e mi dà il rapporto con il pubblico. Ma se dovessi fare solo teatro, mi mancherebbe il resto. Sono percorsi che, nel mio caso, si alimentano a vicenda. Probabilmente mi sento più a casa in teatro perché l’ho abitato di più, ma mi piace anche fare tutto il resto».
Pensi di avere un pubblico trasversale?
«Sì, perché non mi si identifica con chiarezza. Ho iniziato con cose più autoriali al cinema poi negli ultimi anni ho fatto molte commedie, e anche a teatro alterno percorsi più leggeri o più impegnati.
Cosa fai nel tuo tempo libero?
«Diciamo che sono una persona lenta, pensieri e stati d’animo mi occupano molto per cui il tempo libero mi serve per districare quello che ho appena vissuto. Finito di districare i pensieri, faccio attività normali… amici, cucina, piccole gite, leggere, passeggiare, cose così insomma».