SENIGALLIA – Trentasei camere con posti letto, bagni, cucina e sale comuni giacciono abbandonate da anni sul lungomare Da Vinci a Senigallia (Ancona). La denuncia arriva da alcuni attivisti dello Spazio Autogestito Arvultùra che chiamano in causa l’amministrazione comunale perché utilizzi quei locali di proprietà pubblica per dare una risposta all’emergenza abitativa particolarmente avvertita in città.
«Sono mesi che stiamo portando avanti una campagna politica e pubblica sul diritto all’abitare ed una vertenza che riguarda la reintroduzione del contributo affitti – spiegano gli attivisti di Arvultùra. Lo abbiamo fatto in primavera, denunciando il sistema degli sfratti e degli affitti in nero. Lo abbiamo fatto in estate, denunciando la speculazione edilizia legata al mercato delle abitazioni di lusso. Abbiamo ripreso oggi la parola per proporre un recupero e una ristrutturazione edilizia da destinare ad alloggi d’emergenza per chi si trova in condizioni di morosità incolpevole».
La struttura delle colonie marine ex-GIL , situata presso Lungomare Da Vinci e di proprietà del demanio terrestre, giace abbandonata da anni, almeno del 2017. «Alcuni dei nostri media-attivisti sono entrati per documentare lo stato di degrado, perché porte e finestre sono spalancate. Dentro ci sono almeno trentasei camere con posti letto, bagni e sale comuni. Chiediamo al Sindaco Olivetti e alla sua maggioranza se sono previsti interventi di ripristino – soprattutto con i soldi del PNRR – perché in una città dove l’emergenza abitativa è cronica, il recupero edilizio di una struttura abbandonata di proprietà pubblica rappresenta un’opportunità unica, non solo perché risponderebbe ad esigenze abitative urgenti, ma darebbe anche un segnale forte contro la speculazione immobiliare e il predominio del mercato privato».
Altra iniziativa è stata quella di affiggere due striscioni: «Parole d’ordine chiare rivolte alla maggioranza che governa questa città. Il primo rilancia la battaglia centrale del ripristino del contributo affitti. Proposta che mesi fa aveva visto interesse e consenso da parte dell’assessore ai servizi alla persona e alle pari opportunità. Disponibilità che poi è caduta nel silenzio e forse nel dimenticatoio. Il secondo striscione chiede se la politica edilizia cittadina proseguirà nell’interesse trasversale delle clientele legate alla speculazione oppure se si vuole cogliere questa o altre opportunità per segnare una svolta verso i bisogni di chi abita in questo territorio. Attendiamo, non molto fiduciosi, che qualcuno dagli scranni della maggioranza batta un colpo, perché la casa è un diritto e non un lusso».