Senigallia

«L’unione dei Comuni? Un atto di completa “sottomissione” a Senigallia, per di più al buio»

Il presidente di EpS, Massimo Bello si dichiara contrario all'unione dei Comuni per non sottomettere completamente le altre realtà alla spiaggia di velluto

La seduta del consiglio comunale di Senigallia del 30 novembre 2017
La seduta del consiglio comunale di Senigallia del 30 novembre 2017

SENIGALLIA – Unione dei comuni, ancora critiche contro il progetto appena approvato dal consiglio comunale. Contro il trionfalismo del sindaco e della maggioranza, oltre al Movimento 5 Stelle, si è scagliata anche l’associazione “Energie per Senigallia”, che ha definito “superficiale” il dibattito in aula e addirittura “atto d’imperio” l’ordine del giorno approvato con i soli voti della maggioranza (più un consigliere ormai solito ad appoggiarla, Maurizio Perini).

«Non c’è niente da pontificare e di cui andare fieri. Un confronto consiliare ‘vuoto’ nei contenuti, tranne alcuni interventi come ad esempio quelli dei consiglieri Mandolini e Sartini; nessun dato numerico e nessuna reale proiezione dei costi a supporto dello studio di fattibilità; nessuna motivazione accattivante da parte del dirigente Mandolini che potesse suscitare interesse su questa operazione; nessun presupposto di natura empirica e giuridica a supporto del tangibile rapporto costi/benefici di questa nuova Unione» ha dichiarato Massimo Bello, presidente di “Energie per Senigallia” nonché ex sindaco di Ostra Vetere ed ex consigliere comunale senigalliese, il quale ha poi continuato: «nessuna verifica di quanto costi attualmente, ad esempio, il comparto dei servizi sociali, che in questo momento rappresenta forse l’unico metro di valutazione effettiva e concreto, su cui poter basare la valutazione degli effetti futuri di una ‘Unione dei Comuni’ su area comprensoriale.

Nessuna verifica od approfondimento dei costi analitici dei servizi comunali che si intendano conferire alla nuova Unione e nessuna proiezione di tali costi nell’ambito di un futuro bilancio dell’Unione (una prassi necessaria o obbligata in situazioni come questa), che abbracci almeno i primi tre, cinque anni di vita del nuovo ente, considerando tra l’altro – e il dirigente Mandolini lo sa benissimo – fattibile la preventiva modulazione dei costi dei servizi che si desiderino trasferire ad una ipotetica Unione dei Comuni sulla base dei costi storici e su quelli standard dei servizi che attualmente sono gestiti dai singoli Comuni».

Nessuna garanzia, insomma, su tutto ciò che dovrebbe venire esaminato prima di procedere a una qualsiasi operazione, ancora di più se coinvolge gli enti pubblici e quindi il denaro pubblico. E di fronte a questo contesto il consiglio comunale ha votato praticamente alla cieca una pratica che interessa tutta la popolazione della vallata del Misa e del Nevola, quasi 75mila cittadini, per creare un nuovo ente a cui saranno conferiti tra pochi mesi importanti servizi. Quasi alla cieca perché – secondo Bello – pochissimi sono stati gli interventi in aula dei consiglieri comunali degni di nota. Come Sartini (Senigallia Bene Comune) e Mandolini (Movimento 5 Stelle) che hanno espresso dubbi e perplessità nei confronti di un progetto che non è stato sufficientemente esaminato, anche perché i tempi erano davvero strettissimi.

Massimo Bello
Massimo Bello

«Un nuovo ente, in cui i sei piccoli Comuni delle Valli del Misa e del Nevola saranno alla mercé di Senigallia – continua il presidente di EpS – stretti e costretti in un rapporto di vassallaggio e di sudditanza che ne decreterà la completa sottomissione anche nella denominazione»: ‘Terre della marca senone’ indicherebbe infatti solo la storia di Senigallia, fondata appunto dai Galli Senoni, ma senza fare alcun cenno alla storia degli altri comuni.

Dunque un salto nel buio come lo definisce Bello, quello approvato dal consiglio comunale di Senigallia dove ha prevalso la forza della maggioranza alla ragione, «dove il carattere arrendevole di alcuni consiglieri ha permesso di iniziare questo percorso. Come altrettanto al buio sarà quello che i sindaci di Ostra, Ostra Vetere, Barbara, Trecastelli, Serra de’ Conti e Arcevia faranno intraprendere alle loro comunità, un inganno istituzionale ad esclusivo vantaggio di Senigallia. L’unica certezza è che Corinaldo e Castelleone di Suasa hanno compreso fin da subito i veri motivi di questa nuova Unione e ne sono rimasti fuori, senza accettare un atto di sottomissione e di vassallaggio a Senigallia».