CORINALDO – «Questo non mi ridarà mio figlio, ma è il risultato che io e mio marito Vittorio speravamo da sempre: sapere con certezza che chi sbaglia paga». A parlare è Simonetta Pelliccia, mamma di Francesco Saccinto, il giovane 15enne morto nel 2013 a seguito dell’incidente stradale provocato dall’allora 35enne Omar Turchi, condannato in Cassazione a 7 anni di carcere.
Signora Saccinto, come si sente ora?
«Sono soddisfatta perché finalmente giustizia è stata fatta. È un risultato importante anche perché quando è iniziato il processo non c’era ancora la legge sull’omicidio stradale, quindi siamo riusciti tramite l’avvocato Corrado Canafoglia a ottenere il massimo della pena allora possibile».
Cosa ha fatto appena saputo della conferma della condanna per colui che ha ucciso sui figlio?
«Ho comunicato a tutti gli amici di mio figlio che ci hanno accompagnato in questi lunghi 5 anni che “Saccio” ha finalmente avuto giustizia. Ed è lo stesso messaggio che serve anche agli adulti: chi sbaglia paga, ma sbagliare a volte ha delle conseguenze così gravi per cui non si torna più indietro».
Né Omar Turchi, né qualcuno della sua famiglia per lui, ha mai chiesto scusa…
«Non che servissero a qualcosa le sue scuse, ma c’era da aspettarselo che non si pentisse. Ha avuto persino la forza di accusare Francesco, procurandoci solo altro dolore. Dei familiari solo il fratello ha chiesto di vederci ma in quel momento non me la sentivo proprio… Non è detto però che ora che il processo è concluso non ci si incontri».
Cosa farete ora? Andrà avanti l’associazione ‘Rose bianche sull’asfalto’?
«Certamente, ora andiamo avanti più decisi di prima con le nostre attività di sensibilizzazione. Abbiamo in questi anni fatto conoscere la storia di Francesco Saccinto a migliaia di ragazzi e non solo, abbiamo stimato di averne raggiunti oltre 20mila in tutta Italia, ma non ci fermiamo qui: è iniziata infatti una collaborazione con la comunità di San Patrignano e il risultato di ieri è sicuramente una bella spinta ad andare avanti».