SENIGALLIA – Bocciata la mozione per conferire la cittadinanza onoraria a Patrick Zaki, il ricercatore egiziano da un anno detenuto nel suo paese con pesanti accuse di terrorismo. A fare la proposta è stata la minoranza di centrosinistra che ha parlato di valori e diritti umani e universali, alla base di un atto politico certamente simbolico ma parte di un percorso che tante realtà stanno facendo. Atto che però è stato bocciato dalla maggioranza di centrodestra. La proposta di mozione “Conferimento della cittadinanza onoraria a Patrick Zaki” a firma dei consiglieri Margherita Angeletti, Chantal Bomprezzi, Ludovica Giuliani e Rodolfo Piazzai (Pd), Stefania Pagani (Vola Senigallia), Enrico Pergolesi (Diritti al futuro), e Lorenzo Beccaceci (Vivi Senigallia) ha suscitato un acceso dibattito che però si è svolto su due binari paralleli.
«Tante città si sono mosse – ha spiegato Margherita Angeletti, vicepresidente del consiglio – e noi dobbiamo fare in modo che venga liberato facendo leva sulla pressione politica internazionale». Di parere opposto invece la consigliera della Lega Angelica Brescini che spiega il suo “no” alla proposta con la poca utilità del gesto per la scarcerazione dello studente dell’ateneo bolognese: «Un’operazione di facciata e inutile per lui stesso perché non va nella direzione della liberazione di Zaki». Ma Brescini ha aggiunto anche che il suo rifiuto è dettato dalla mancanza di un legame della città con l’attivista egiziano: accettare la proposta di fatto «svaluterebbe il provvedimento da dare solo a chi valorizza, diffonde l’immagine o contribuisce a migliorare la città di Senigallia».
Anche la consigliera di Vola Senigallia Stefania Pagani è intervenuta dicendo, tra le altre cose, che episodi come questi possono capitare a qualunque persona e che proprio per questo si rende «necessario far sentire la propria voce», quella della città come di altre cento che stanno organizzando la stessa iniziativa.
Sulla stessa lunghezza d’onda il consigliere di Forza Italia-Civici per Senigallia Luigi Rebecchini. Quest’ultimo ha ricordato come alcuni deputati berlusconiani si siano rivolti a Mattarella per conferire a Patrick Zaki la cittadinanza italiana: «Queste iniziative sono atti doverosi per rafforzare l’impegno e la volontà di liberare questo ragazzo. Non si può stare fermi al di là delle appartenenze politiche».
In disaccordo l’altra consigliera di Forza Italia Anna Bernardini, così come Floriano Schiavoni (Lega) che ha affermato in aula come queste siano chiacchiere che lasciano il tempo che trovano: «e allora gli altri detenuti che sono nelle stesse condizioni? Perché non protestate anche per loro?»
Non è bastato il sostegno convinto di Gennaro Campanile (Amo Senigallia), né ha sortito effetto alcuno l’accorato intervento di Rodolfo Piazzai (Pd): «Sappiamo che servono gesti concreti e che questa mozione non risolverà la situazione di Patrick Zaki, ma servono anche simboli e se tante città seguiranno questo percorso allora l’azione politica potrà avere un peso».
Alla fine dei conti, la maggioranza ha votato contro: i 13 voti sono invece bastati per stoppare i 10 favorevoli. Sono bastati anche per fermare l’iniziativa solidale e umanitaria che tante realtà stanno invece approvando in maniera unanime o quantomeno molto partecipata. Sono bastati anche per innalzare la pericolosa sindrome da nimby a stile politico. La rimozione del manifesto su Regeni aveva già lasciato intendere molto: questa bocciatura ha confermato solo la strada intrapresa dalla maggioranza. Questione di coerenza.