SENIGALLIA – Giovedì 10 maggio ci sarà l’incontro per sciogliere i nodi della questione emersa tra la 40enne di origini senegalesi Fatima Sy e la cooperativa senigalliese Progetto Solidarietà, dopo il mancato contratto di assunzione al termine di una prova di lavoro. Questione ripresa anche dalla stampa nazionale sulla quale si è parlato più volte di razzismo, tanto da spingere la Fondazione Opera Pia Mastai Ferretti e la cooperativa che gestisce parte del personale all’interno della casa di riposo a indire una conferenza stampa per chiarire i termini della vicenda.
«Nella nostra struttura – spiega Mario Vichi, presidente della fondazione – lavorano circa 180 persone: come spesso capita in questo settore, molti provengono da paesi come Tunisia, Nigeria, India, Perù, Albania, Romani, Algeria. Stranieri ed extracomunitari sono sempre stati occupati creando anche integrazione con i dipendenti e gli ospiti italiani. Quindi non c’è alcun tipo di razzismo alla base della questione ma solo una valutazione che potesse tutelare sia gli ospiti che il personale: capita spesso che alcuni anziani si rivolgano agli operatori con insulti, molti presentano delle demenze e prepariamo il personale a ciò. Però può capitare che a volte non sia l’ambiente ideale».
Dal 1994 la cooperativa Progetto Solidarietà lavora con gli anziani, anche con malati di Alzheimer, mettendo a disposizione delle strutture di riposo personale socio-sanitario e animatori.
«Occupiamo un centinaio di donne e oltre il 15% del nostro personale è di origine straniera – interviene Paola Fabri, presidente della cooperativa – quindi non vogliamo che passi un messaggio di razzismo, né vogliamo che passino per razzisti alcuni ospiti che soffrono di demenze o altre malattie. Anzi cerchiamo di educare all’accoglienza di tutte le fragilità che l’anziano ha e siamo molto attenti a questo aspetto. A Fatima era stato proposto di fare una prova in questa struttura ma avevamo detto che valutavamo anche altre opzioni».
Dopo alcuni commenti poco piacevoli sul fatto che fosse di colore e sul razzismo, a Fatima è stato proposto di valutare anche altre strutture dove la cooperativa Progetto Solidarietà si occupa di fornire del personale anche per incarichi temporanei. La coincidenza con i ponti del 25 aprile e del 1° maggio, le ferie di una coordinatrice hanno allungato però i tempi e quando era il momento di parlare della situazione, è scoppiato il caso con la motivazione razzista di fondo.
«Un difetto di comunicazione» ipotizza Mario Vichi che potrà essere risolto il prossimo 10 maggio, quando Fatima e le rappresentanti della cooperativa si incontreranno.
La stessa 40enne ha precisato che avrebbe «lavorato senza problemi nella casa di riposo perché già in passato ho svolto incarichi come badante e assistente anche a disabili e quindi so che alcuni anziani possono lasciarsi andare in certi commenti, anche sul razzismo. Ma davanti a me non l’hanno fatto. Io chiedo soltanto di poter lavorare e quindi di avere una stabilità economica che mi permetta anche di vedere i miei figli».