SENIGALLIA- Maurizio Mangialardi applaudito durante l’assemblea nazionale Anci. Il sindaco di Senigallia si è alzato in piedi dopo essere stato chiamato in causa dal sindaco di Catania Enzo Bianco che si è rivolto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, presente in sala, per elencare le “difficoltà che gravano oggi sui sindaci italiani nello svolgere il loro lavoro” e, facendo riferimento al sindaco di Senigallia, “ai rischi di ritrovarsi travolti da inchieste giudiziarie per responsabilità non proprie”.
Bianco ha sottolineato che se tutte le accuse si trasformassero in condanne, Mangialardi rischierebbe dai 22 ai 35 anni. Il sindaco stesso, alla notizia dell’indagine aperta dalla Procura di Ancona, aveva dichiarato «Sono rimasto con un cerino in mano». In sua difesa, ha sottolineato il problema, la presidente dell’Anci Veneto Maria Rosa Pavanello, che rivolgendosi anche lei al presidente della Repubblica ha affermato: «Purtroppo, la vicenda di Senigallia rafforza la convinzione che noi sindaci siamo divenuti il parafulmine di ogni controversia amministrativa, chiamati ad assolvere funzioni spropositate rispetto alle risorse e agli organici a disposizione, con il rischio sempre incombente di restare con il cerino in mano e rispondere in prima persona di colpe non nostre».
La notizia è stata ripresa da numerose testate e tg nazionali. L’attacco del sindaco di Catania alla Magistratura di Ancona non è piaciuta al consigliere di Unione Civica Roberto Paradisi, legale di alcuni alluvionati: «Non sono stato tra coloro che hanno chiesto le dimissioni del sindaco Mangialardi per aver ricevuto un avviso di garanzia per i fatti dell’alluvione. Le persone indagate si rispettano, senza “se” e senza “ma”. Da sempre sostengo che ogni cittadino, anche un sindaco, è innocente fino a prova contraria – ha spiegato – È per questo che le dichiarazioni del sindaco di Catania Enzo Bianco all’Assemblea dell’Anci sono di una gravità inaudita. Bianco – che nulla sa dell’inchiesta sull’alluvione di Senigallia e che non ha potuto prendere visione di nessun atto di indagine – ha di fatto accusato la magistratura anconetana di ricercare “a tutti i costi un colpevole”. Dichiarazioni pesanti e inaccettabili, queste sì da sole sufficienti a chiedere le dimissioni del sindaco siciliano il quale, addirittura, si è appellato al presidente della Repubblica pur mascherando l’attacco alla magistratura dietro la difesa generica degli amministratori locali definiti “avamposto della democrazia”. Per Bianco, in buona sostanza, gli “avamposti della democrazia” dovrebbero essere “legibus soluti” e messi al riparo da inchieste giudiziarie».