Senigallia

«Due anni di gogna mediatica per poi capire che era tutto a posto»

Lo sfogo del sindaco di Senigallia, Maurizio Mangialardi, e del suo vice Maurizio Memè, dopo aver chiarito la posizione dell'ente per gran parte dei punti contestati dall'ispezione ministeriale del 2016. Ecco quanto emerso dall'incontro con la stampa

Da Sinistra: il vicesindaco Memè, il sindaco Mangialardi e il segretario comunale Morganti
Da Sinistra: il vicesindaco Memè, il sindaco Mangialardi e il segretario comunale Morganti

SENIGALLIA – «Più di due anni di gogna mediatica, dove siamo stati fatti passare per i ladri scappati con la cassaforte, che si risolvono con la cancellazione della gran parte dei punti contestati. Se sugli altri rilievi ci verranno chiesti approfondimenti dalla Corte dei Conti, saremo in grado di rispondere. Nel frattempo però si dovrebbero vergognare quanti hanno preso parte a quell’umiliazione, a quella denigrazione sistematica del Comune e dell’amministrazione comunale».

Il giorno dopo la seduta della I Commissione consiliare, dove è stato affrontato il delicato e complesso tema dell’ispezione da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze negli uffici comunali che ha dato luogo a una relazione su 18 presunte irregolarità, il sindaco di Senigallia Maurizio Mangialardi ha ancora il dente avvelenato contro chi ha lanciato fango sulla macchina amministrativa. «Abbiamo affrontato con ansia e preoccupazione il tema dell’ispezione ministeriale, un’attività di routine che ha coinvolto oltre 1400 comuni, ma solo qui si è tramutata nell’occasione per attaccare l’amministrazione comunale».

L’ispezione ministeriale avvenne nella primavera 2016 ma solo dalla fine dell’estate si iniziò a parlare a Senigallia di quei controlli che poi sfociarono in una relazione dove si evidenziavano 18 punti critici. Dopo mesi di silenzio, alcuni consiglieri di opposizione iniziarono a domandare quali fossero state le risposte dell’amministrazione comunale.
A causa dei numerosi atti amministrativi coinvolti nell’ispezione (dalle questioni sugli equilibri di bilancio agli incarichi dirigenziali, dalla retribuzione all’affidamento dei servizi comunali fino agli appalti) che riguardavano gli anni 2010-2015 (ma alcune vicende risalivano indietro anche di 20 anni) e non essendoci termini per presentare i controrilievi, la risposta dell’amministrazione comunale si è fatta attendere, alimentando così il dibattito cittadino e consiliare.

«Alcune situazioni erano complicate – affermano oggi il sindaco Mangialardi e il vicesindaco Maurizio Memè – e avevano bisogno di molto tempo per essere ricostruite dal personale comunale. Ci son voluti due anni per riscontrare che l’amministrazione lavora bene e che le questioni sono nate principalmente perché la schizofrenia legislativa ha portato a cambiare più volte il contesto normativo. Oggi siamo contenti perché abbiamo dimostrato di aver lavorato nell’interesse dei cittadini e dell’ente comunale. Non stiamo parlando di danni erariali ma di scelte che hanno permesso all’ente di risparmiare: se domani o fra qualche anno dovessero aprire in Corte dei Conti un fascicolo, saremo in grado di spiegare il perché di quelle decisioni».

In particolare, gli ispettori del Ministero dell’Economia e delle Finanze hanno stralciato ben 12 delle 18 presunte irregolarità sottolineate nel 2016.
Ora rimangono alcune osservazioni e a spiegarle ci pensa il segretario comunale Stefano Morganti: «Abbiamo dato ampie risposte sulla seria applicazione dei procedimenti amministrativi e dal Mef non hanno avuto da eccepire granché se non rilevare alcune diversità di vedute».

Sulla percentuale di dirigenti a termine (quelli cioè assunti fino alla fine del mandato elettorale, Ndr) bisogna dire che in quegli anni alcune sentenze come quella del Tar della Lombardia indicavano che fosse la strada da percorrere, mentre oggi si è cambiato orientamento; per quanto riguarda la retribuzione di risultato, è stata sottolineata l’asincronia con l’approvazione del bilancio, ma anche qui il waltzer di norme finanziarie introdotte a livello nazionale ha prodotto confusione e ritardi. La proroga nell’affidamento dei servizi alla persona ad alcune cooperative senza passare per le gare pubbliche ha avuto come ragione fondante l’economicità dell’appalto che avrebbe consentito all’ente di risparmiare centinaia di migliaia di euro.

«L’amministrazione comunale deve essere sgombra da polemiche – afferma il vicesindaco Memè – non lavora per il sindaco ma nell’interesse dei cittadini, è una garanzia. Quindi attaccare la macchina amministrativa senza nemmeno conoscere il contesto normativo è sbagliato perché alimenta solo sospetti verso l’ente pubblico, sfiducia e personalismi che non fanno bene alla comunità, a nessuna comunità».