SENIGALLIA – L’ennesimo, disperato, forte, appello – ma stavolta l’ultimo poi chissà cosa accadrà – arriva dai rappresentanti degli enti gestori delle realtà regionali che erogano servizi di assistenza ad anziani, disabili, minori, persone con dipendenze o con disturbi mentali. Da tempo chiedono interventi alla Regione per superare il momento di crisi che sta attanagliando il settore assistenziale. Da tempo, però, oltre alle solite promesse non vedono prospettive di soluzione.
I responsabili di un settore così fondamentale per la comunità, come le realtà che si occupano delle persone più fragili, sono alle strette: erogano continuamente assistenza in un contesto di difficili problematiche sanitarie causate dalla pandemia, ma devono fare i conti anche con pesanti risvolti gestionali (come l’emergenza infermieri che ha portato molti a uscire dalle realtà private per entrare negli ospedali pubblici) e con le ingenti perdite economiche dettate da minori entrate, dal mancato adeguamento delle tariffe ferme al 2002 e dai mancati ristori.
«A partire da gennaio 2021 – spiega il referente Mario Vichi, presidente della fondazione Opera Pia Mastai Ferretti di Senigallia – abbiamo presentato le nostre istanze alla politica regionale che ci ha risposto: “Non ci sono i fondi, dimenticate il saldo dei ristori per il 2020 ed il 2021”! Abbiamo avuto incontri in Regione, con i dirigenti del servizio salute, con l’assessore (solo due) e con il presidente (uno), ma… al di là della correttezza degli incontri e del sentirci dire “collaboriamo, troviamo strade insieme”, nella sostanza registriamo una totale assenza di soluzioni ai gravi problemi del settore. Eppure la regione le risorse per gli straordinari al personale sanitario li ha trovati, come pure li ha trovati per accordi nel settore sanitario privato».
L’emergenza sanitaria, con tutte le sue conseguenze in termini di vite umane perse, di sistemi sanitari e assistenziali sotto pressione, di disagi nel sociale, nel lavoro, nella scuola, e persino nei conti dello stato, delle regioni e delle famiglie, sta causando altre criticità dietro di sé. Le cosiddette categorie fragili come anziani, disabili, minori, persone con dipendenze o con disturbi mentali rischiano di essere ancora una volta i più penalizzati e sacrificati.
«Cosa succederebbe se il 30, 40% delle strutture autorizzate (oltre 10.000 persone non autosufficienti gravi e fragili), a forza di fare debiti per garantire i servizi, dovesse chiudere e riversare gli ospiti nelle strutture sanitarie pubbliche? – si domanda ancora Vichi – Avremo 4 mila ospiti da ricollocare! Chi li gestirà? E parallelamente, dovremmo registrare la perdita di tremila posti di lavoro, senza contare i gravi disagi per le famiglie! Dobbiamo ancora capire quale sia la volontà della regione, e di questa nuova amministrazione in particolare, in merito al mantenimento del ruolo strategico di strutture come le nostre che erogano servizi essenziali».
I gestori delle realtà assistenziali delle Marche si sono riuniti in alcuni comitati: Comitato Enti Gestori Strutture Per Anziani Senza Scopo Di Lucro, Comitato Aziende Pubbliche Servizi Alla Persona, Confcooperative-federsolidarietà’ Marche, Uneba Marche, Legacoopsociali Marche, Cnca Marche (Coordinamento Nazionale Comunità Di Accoglienza), Crea – Comitato Regionale Enti Accreditati Per Le Dipendenze Patologiche, Agci Solidarietà Marche, Aris, Acudipa – Associazione Italiana Per La Cura Dipendenze Patologiche, C.I.C.A. Coordinamento Italiano Case Alloggio Per Persone Con Hiv/Aids, Anaste Marche, Orme, Coordinamento Delle Comunità Di Accoglienza Per Minori Della Regione Marche.
La loro richiesta è di non essere lasciati soli, di ricevere contributi e sostegni: «Noi stiamo bussando da oltre un anno: abbiamo ricevuto solo un minimo supporto per il 2020. Nulla per questo altrettanto durissimo anno! Siamo stati lasciati soli! Abbiamo finora ascoltato solo belle parole di circostanza, nella sostanza niente! Ora che siamo a ridosso del periodo delle ferie dichiariamo che a settembre esigiamo risposte dalla Regione: Questo è l’ultimo appello che lanciamo, è tempo di risposte concrete, il tempo delle promesse è finito».