ARCEVIA- Dopo 42 anni d’insegnamento, Marisa Abbondanzieri è un’insegnante in pensione. È pronta a voltare pagina, a dedicarsi alla lettura, alla musica, agli amici, ma anche ai viaggi. Per un periodo è stata impegnata in politica, ricoprendo, nel 1995, la carica di sindaco del suo paese: Arcevia. Da ieri è tornata sotto i riflettori, dopo avere inviato una lettera alla giornalista e scrittrice Concita De Gregorio, subito pubblicata sul blog “invececoncita.blogautore.repubblica.it/”. In poche ore la lettera della maestra Abbondanzieri è diventata virale, una sorta di manifesto della buona scuola italiana.
Dopo una vita sui banchi, cosa farà una volta in pensione?
«Continuerò a vivere in Italia, ad Arcevia. Mi dedicherò ai miei interessi, ad esempio alla lettura, ma anche alla musica agli amici, ai viaggi. Farò una vita da pensionata».
In un momento in cui tutti criticano la scuola italiana, lei, ne ha voluto sottolineare i pregi…
«È un momento fondamentale nella vita di ogni bambino, siamo sempre pronti a lamentarci, a fare emergere le cose negative, ma nella scuola italiana c’è anche molto di buono, ci sono esperienze come la mia, che dopo 42 anni d’insegnamento porto solo buoni ricordi. Lunedì notte, ho deciso di scrivere a Concita De Gregorio, ho inviato la lettera che ho scritto per i miei alunni e lei mi ha risposto che l’avrebbe pubblicata».
La sua lettera sta facendo il giro del web…
«Questa mattina quando ho acceso il telefono, una persona mi aveva inviato un messaggio dicendomi che aveva letto la lettera, spero che i commenti siano positivi. Io sono fuori dai social e non ho whatsapp. per quanto riguarda la lettera, ho solo raccontato la mia esperienza».
Quanto è cambiata la scuola in questi anni?
«Ogni periodo ha la sua struttura scolastica, adesso è sicuramente più faticoso, le classi sono più numerose e ci sono più esigenze».
Lei, lascia questo mestiere a malincuore?
«Insegnare è uno dei mestieri più belli ed ho avuto la fortuna di farlo per quarantadue anni. Quarantadue anni di splendide esperienze, interessanti e pieni di incontri: gli alunni, le alunne, i genitori, il personale scolastico e gli insegnanti».
Ci sono momenti particolari a cui piace ripensare?
«Ce ne sono tantissimi, dai tre giorni con i ragazzi insieme nella natura ad un piccolo alunno, con cui un giorno ho usato la parola tergiversare e lui mi ha detto “Maestra perché usa parole così strane con un bambino?».
Molti oggi la vivono in modo diverso…
«Una volta non c’erano supplenze, non c’era il precariato, cose con cui devono fare i conti gli insegnanti di oggi, ma come ogni detto ogni epoca ha la sua scuola ed insegnare per me, resta il mestiere più bello del mondo».