Senigallia

Maxi rissa prima del derby Alma Fano – Vigor Senigallia: calci e pugni tra tifosi. Ruggeri: «Inaccettabile»

Almeno 20 i facinorosi coinvolti. Sull'accaduto indagano le autorità

la curva del Fano (fonte foto https://www.almajuventusfano1906.com)
la curva del Fano (fonte foto https://www.almajuventusfano1906.com)

FANO – Calci, pugni, ma anche colpi di bastone. Uno scontro senza esclusione di colpi quello andato in scena poco prima del match tra Alma Fano – Vigor Senigallia valevole per il girone F della Serie D di domenica 2 aprile. Lo scontro tra le due tifoserie si sarebbe consumato intorno alle 13 nel parcheggio dell’Albergo Metauro di Fano.

Da un prima e sommaria ricostruzione delle autorità che stanno cercando di fare chiarezza sull’accaduto a preparare l’agguato sarebbero stati i tifosi granata che avrebbero bloccato le auto dei supporter senigalliesi colpendo le carrozzerie delle vetture. A quel punto i tifosi degli ospiti sarebbero scesi e sarebbe scoppiato una rissa da far west: per placare gli animi è stato necessario l’intervento della Polizia e dei carabinieri. Nonostante le contusioni riportate nessun dei venti facinorosi coinvolti si sarebbe rivolto al Pronto soccorso.

Tra le prime a condannare pubblicamente l’accaduto la consigliera regionale Marta Ruggeri: «Lo sport più popolare in Italia condannerà se stesso al declino, se non riuscirà a rompere la morsa tossica (aggressività, violenza, intolleranza, pregiudizio) che lo attanaglia ormai a ogni livello. Sono inaccettabili episodi come la rissa furibonda scatenatasi ieri, prima della partita di calcio fra Alma Fano e Vigor Senigallia. Non è comprensibile, se non ragionando in termini di completo disvalore, come le persone si possano armare di bastoni e cinghie pur di strappare un gagliardetto, una sciarpa oppure uno striscione ai tifosi di un’altra squadra. Un pessimo esempio si è propagato a macchia d’olio dalle curve ultrà dei grandi stadi e adesso ammorba anche le serie minori, tanto che una partita di serie D comporta costi sociali rilevantissimi determinati dal dispiegamento di forze per garantire la sicurezza prima, durante e dopo i 90 minuti».

E conclude: «Bisogna liberare il calcio, è una considerazione di carattere generale, dalla presenza dei violenti e dalla cappa di minaccia latente percepibile in certi slogan sia urlati sia scritti in certi striscioni. Bisogna ricostruire una cultura sportiva, che è cultura di correttezza nei comportamenti e rispetto verso l’avversario: non dileggio, insulto o addirittura aggressione fisica. Il calcio vissuto come valvola di sfogo per frustrazioni deteriori ha come effetto collaterale di allontanare la passione più sana e genuina. Si può provare a invertire la rotta, insieme forze dell’ordine, istituzioni locali, società sportive e famiglie, cominciando proprio dalla periferia del sistema, dove la situazione appare tuttora più sotto controllo».