Senigallia

Meno spiagge libere a Senigallia, più spazi alle concessioni balneari e associazioni sportive

Diritti al futuro lancia l’allarme: «Niente spazi per chi non può permettersi l’ombrellone negli stabilimenti», «serve un censimento per evitare abusi»

Sempre meno i tratti di spiaggia libera a Senigallia a favore di cocnessioni balneari e associazioni sportive
Sempre meno i tratti di spiaggia libera a Senigallia a favore di cocnessioni balneari e associazioni sportive

SENIGALLIA – Sempre meno spiagge libere, sempre più spazi occupati dalle concessioni balneari o dalle associazioni sportive. E’ il quadro che dipinge dal centrosinistra Diritti al Futuro, sul tema dei sempre minori spazi liberi a discapito di cittadini e ambiente. L’allarme in realtà non è una novità: da decenni si assiste a una lenta e graduale diminuzione dei tratti di arenile non concessionati. «Chi ha buona memoria può confrontare la situazione attuale con quella di qualche decennio fa, quando tra il molo e le colonie esistevano spazi liberi ad intervalli regolari: presso il molo di levante e di ponente, la rotonda, il ponterosso e l’ex colonia Enel esistevano più o meno ampie estensioni a servizio dei cittadini, ma anche dei forestieri, e non un frustolo di sabbia, nel caso migliore, come sono oggi. Di conseguenza ormai per trovare spazi ampi e tranquilli bisogna spostarsi sempre più verso le periferie, al Cesano o al Ciarnin».

Potrebbe sembrare una cosa di poco conto ma in realtà è un tema importante perché questa situazione – «l’avanzare inarrestabile e vorace delle concessioni, che siano di operatori privati o di gruppi e associazioni di carattere sportivo o altro» – va a ledere i diritti di tutti quei cittadini che per ragioni economiche non possono permettersi un posto negli stabilimenti balneari, ma anche per quelli che per difficoltà di spostamento (compresa la difficoltà di trovare un parcheggio) non possono andare lontano dal centro città. Senza contare che i prezzi sono in aumento e oggi è difficile trovare un ombrellone e due lettini, stagionale, a meno di 6/700 euro.

«Eppure la spiaggia, come qualsiasi bene naturale, è un bene comune e gli interessi economici non possono limitare il diritto dei cittadini a fruirne liberamente. La spiaggia e il mare sono un po’ come i giardini, le strade e le piazze, che non a caso nel centro storico sono vittime della stessa filosofia, perché il suolo pubblico quando serve a fare soldi, anche a vantaggio del Comune, viene privatizzato senza riguardi per i diritti dei cittadini: vedi le strade che diventano impraticabili per l’avanzare dei tavoli dei ristoranti» continuano da Diritti al Futuro.

Da qui la richiesta alle istituzioni di porre fine a questa prassi e che «gli spazi privilegiati per le associazioni o i gruppi vengano concessi solo in caso di accertato interesse sociale e in aree più periferiche, salvaguardando le poche spiagge libere rimaste vicino alla città». Per farlo, sarà necessario «effettuare un censimento delle oasi e delle spiagge libere e cartografare innanzitutto la loro posizione ed estensione al fine di evitare abusi incontrollati», stante anche un piano degli arenili «molto permissivo».