Senigallia

A un mese dall’alluvione è ancora allarme per imprese, industrie e aziende agricole

Da Cna e Coldiretti arriva un nuovo allarme per imprese produttive, per industrie, attività commerciali ma anche per le aziende agricole, a un mese dall'alluvione

Il sorvolo delle aree alluvionate
Il sorvolo delle aree alluvionate

SENIGALLIA – E’ passato un mese dall’alluvione che, come otto anni fa, anzi peggio, ha messo in ginocchio la città e un intero territorio vallivo. Mentre si lavora per tornare alla normalità, anche se per molti sarà una nuova ripartenza, poco si sta facendo di concreto per evitare che accada di nuovo quanto avvenuto lo scorso 15 settembre. Da un lato si cerca di snellire le procedure per rimborsare almeno le prime spese, dall’altro si parla solo di azioni sui fiumi e fossi, senza però incidere concretamente. Ma il territorio necessita di questo.

Un allarme arriva dal direttore CNA Territoriale di Ancona, Massimiliano Santini, in precedenza rappresentante Cna di Senigallia: è lui infatti a indicare la via per intervenire con tempismo ed efficacia lungo i corsi dei fiumi esondati e dei loro immissari oggi oltremodo molto vulnerabili. Lo scopo è chiaro: evitare altri eventi catastrofici, che sarebbero il colpo fatale a un territorio in ginocchio e ormai sfiduciato. «Le tante buone intenzioni bisogna che abbiano seguito al più presto con una coerente e concreta risposta alle preoccupazioni urlate dalla gente – spiega Santini – il fattore tempo è fondamentale al pari della portata delle risorse e soprattutto dell’efficacia risolutiva degli interventi di messa in sicurezza dell’area interessata, per evitare che paura e disperazione di centinaia di famiglie ed altrettante attività si trasformino in abbandono del territorio». Tra i dubbi avvertiti dalla popolazione, c’è la percezione di una mancata strategia «per recuperare il salvabile e ripartire su basi solide e sicure, scongiurando il rischio desertificazione economica e disastro sociale».

Nel frattempo i territori chiedono la messa in sicurezza dei fiumi, ma anche lavori sugli argini già assottigliati e danneggiati dall’alluvione di un mese fa. Prima che la natura stessa faccia ricordare quali siano i rischi, si devono «realizzare quanto prima le famose vasche di espansione. È ora di stringere i tempi e pianificare una serie di operazioni che siano rese note alle popolazioni interessate». Tra le richieste ci sono anche quella di completare gli interventi tampone e di somma urgenza, aumentare le risorse e le garanzie per le persone e le imprese colpite dai fatti alluvionali, «ripristinare aree produttive o commerciali, intervenire con sussidi al personale nei casi di inattività, procedere immediatamente nella sospensione di ogni forma di tributi, contributi e adempimenti vari, estendere la moratoria su mutui e prestiti per coloro che sono in mezzo alla strada e ancora nel fango, ma anche per coloro che stanno subendo un danno indiretto, perché collegati ad aziende danneggiate o perché collocati in zone a parziale o totale inaccessibilità viaria. Non dimentichiamo – conclude Massimiliano Santini – il danno d’immagine che dovrà essere sanato con un’azione promozionale congiunta, dando prova che una delle zone turistiche più apprezzate della nostra regione tornerà a splendere in maniera sicura e duratura».

Anche dalla Coldiretti arriva un allarme perché l’acqua ancora non si è del tutto ritirata dai campi e «a un mese di distanza dall’alluvione sembra di essere ancora nel day after». Tra colture distrutte e altre che non si potranno coltivare, attrezzature, serre, impianti di irrigazione, trattori e altri mezzi agricoli, laboratori, pozzi inutilizzabili e terreni da ripristinare e vie di comunicazione, si stimano oltre 500 aziende agricole colpite per un impatto economico da centinaia di milioni di euro. Anche il futuro è a rischio: gli invasi oggi pieni di rifiuti e legna, sono «impraticabili per la gran quantità di fango che ancora non si è asciugata: quando lo farà, renderà la terra compatta e difficilmente lavorabile. Per non parlare dei campi in collina o in area montana, attraversati da solchi profondi lasciati dal violento passaggio delle acque». Da qui la richiesta di sostegni che siano davvero congrui e rapidi perché l’intero sistema agricolo delle province interessate rischia perdite notevoli non solo nell’immediato ma anche negli anni a venire. Rialzarsi sarà questione di diverse stagioni.

I resti dell'alluvione nella zona industriale a Casine di Ostra
I resti dell’alluvione nella zona industriale a Casine di Ostra