«Sono qui per monitorare lo stato dei luoghi, quello che è stato fatto e soprattutto quello che c’è ancora da fare. È compito del governo nazionale monitorare l’attività sul territorio: il nostro interesse è quello di assicurare le risorse necessarie, ma al tempo stesso accertarci che le risorse siano utilmente spese». Così ha esordito il ministro alla protezione civile e alle politiche del mare Nello Musumeci, in visita a Senigallia per un incontro con i sindaci dei comuni colpiti dall’alluvione del 15 settembre 2022.
Un appuntamento chiesto con forza dal territorio alluvionato, preceduto da un incontro in Regione Marche. Il ministro siciliano ha parlato della necessità di progettare, aprire i cantieri e rimettere in sesto il territorio per «evitare che si ripeta il danno che abbiamo già registrato: non ricostruire per tamponare ma per ridurre il potenziale rischio a cui è esposto il territorio».
Uno dei tanti nodi che attanagliano il territorio è proprio quello relativo alle risorse: molti sindaci lamentano il mancato trasferimento dei fondi ministeriali per poter appaltare i lavori di ricostruzione o di messa in sicurezza di alcune aree. E su questo il ministro ha affermato che «le risorse ci sono nel momento in cui vengono spese: bisogna prima spendere quelle disponibili e poi ottenerne delle altre. Abbiamo accumulato in Italia circa 8-10 miliardi di euro destinati alla messa in sicurezza del territorio che per mille difficoltà non vengono spesi. Inutile chiedere denaro quando non è stato speso quello disponibile».
E ancora. Nelle Marche non c’è un problema di soldi secondo Musumeci: «il governo ha fatto quello che in nessun’altra calamità era stato mai fatto, 400 milioni di euro. Adesso dobbiamo tutti lavorare e lo si sta già facendo, c’è un impegno del presidente della Regione particolarmente serio e i sindaci devono essere collaboratori in questo piano strategico. Piano che deve fare i conti con una normativa non sempre facile, agile o snella. Proprio stamane valutavamo la possibilità di rivedere alcune norme collegate a autorizzazioni ambientali: un fiume non può restare invaso dalle sterpaglie e dagli arbusti e dai detriti, il letto del fiume deve essere sempre libero per ricevere l’acqua quando arriverà: non sappiamo quando ma arriverà e quando arriva o trova l’alveo libero o altrimenti si fa strada da sola e fa danni».
Da qui la riflessione sulla necessaria manutenzione, ordinaria e straordinaria, dei fiumi che «deve essere assicurata dagli enti locali con una particolare attenzione, soprattutto in queste aree che hanno mostrato di essere particolarmente fragili ed esposte: in dieci anni le Marche han dovuto subire la scossa sismica e le alluvioni, un territorio quindi particolarmente sovraesposto sul quale è puntata l’attenzione del governo nazionale e della protezione civile».