SENIGALLIA – Svolta nelle indagini per l’investimento di due giovani in sella a uno scooter. I carabinieri della Compagnia cittadina hanno individuato un conducente ritenuto essere il responsabile del grave incidente che ha causato diverse ferite e traumi ai due ragazzi. La notizia, anticipata dal papà di uno dei due minorenni coinvolti su facebook, è stata confermata dai militari senigalliesi che hanno condotto le indagini in collaborazione con vari reparti dell’Arma della provincia di Ancona.
Il sinistro è avvenuto lo scorso 25 marzo, tra un’auto e uno ciclomotore sul quale viaggiavano i due giovani di Senigallia: il veicolo, dopo l’urto, non si è fermato a soccorrere i due malcapitati finiti in un fossato lato strada ma è scappato senza nemmeno dare l’allarme.
Sul luogo dell’incidente è stato però rinvenuto un pezzo di carrozzeria che ha dato il via agli accertamenti. Si tratta di un Mitsubishi Pajero, vecchio modello, a cui i militari sono riusciti a risalire soltanto nella giornata di ieri (2 maggio), dopo aver stretto il cerchio tra i vari modelli in circolazione nel territorio fino a individuando quello che aveva causato l’incidente: era ancora mancante del pezzo che era stato trovato a terra dopo l’incidente. Secondo i carabinieri c’è una perfetta corrispondenza tra auto priva di riparazione e pezzo rinvenuto sulla scena del sinistro.
Nei guai è finito un 30enne residente in uno dei comuni della valle del Nevola: sebbene lui non abbia ammesso alcuna responsabilità, i carabinieri sono convinti che fosse lui alla guida del mezzo. Gli è stato contestato il reato di lesioni stradali gravi, perché uno dei ragazzi ha avuto seri danni ad una delle gambe. Inoltre è stato sanzionato per essersi dato alla fuga e aver omesso di prestare soccorso; infine gli è stata ritirata la patente di guida e il suv è stato sottoposto a sequestro penale.
Il genitore di uno dei minorenni coinvolti ha tenuto a ringraziare l’Arma dei carabinieri per la vicinanza sia il giorno del grave episodio, sia per aver seguito il caso come fosse un proprio figlio. «Onore e rispetto agli uomini in divisa che ogni giorno ci tutelano».