Senigallia

Modello Riace, condannato Mimmo Lucano. La reazione: «In che Paese viviamo?»

I componenti della scuola per stranieri Penny Wirton di Senigallia: «Sanzionato chi si batte per affermare i più elementari diritti umani»

Domenico Mimmo Lucano
Domenico Lucano (foto Wikipedia)

SENIGALLIA – «Ci sentiamo in dovere di esprimere la nostra incondizionata solidarietà nei confronti di Mimmo Lucano, colpito ieri da una sentenza abnorme che lascia allibiti e non può non indignare la nostra coscienza civile». Con queste parole, tutti i componenti della scuola Penny Wirton di Senigallia vogliono mettersi a fianco dell’ex sindaco della cittadina calabrese all’indomani della sentenza di prima grado che lo condanna a oltre 13 anni di carcere per quel “modello Riace” prima considerato come esperienza da imitare e poi condannato in Italia.

Ieri, 30 settembre, la sentenza del Tribunale di Locri: il giudice ha letto la condanna con una pena salita a quasi il doppio di quanto chiesto dal Pm (7 anni e 11 mesi) per Mimmo Lucano, l’ex sindaco che aveva concepito un modo nuovo di dare accoglienza, creare occupazione e far aumentare la popolazione del piccolo paese. La scuola Penny Wirton, una realtà fatta di volontari che da più di due anni organizza corsi di italiano per cittadini stranieri, con un metodo improntato alla relazione sociale e attento alle esigenze di chi sceglie di partecipare, si schiera con Lucano, senza “se” e senza “ma”.

«Il cosiddetto “Modello Riace”, per anni è stato un esempio di come dovrebbe essere affrontata la questione immigrazione. E’ riuscita ad coniugare l’esigenza di chi arrivato da terre lontane cercava la possibilità di una nuova vita e quella di territori abbandonati da tempo che stavano morendo, i quali sono stati rivitalizzati da un progetto virtuoso». Talmente virtuoso che la sezione Anpi di Trecastelli ha nel novembre 2018 chiesto all’amministrazione di concedergli la cittadinanza onoraria, mentre

Un’esperienza che non è stata imitata solo in altre realtà italiane ma ha ispirato molte riflessioni in tutto il mondo. A questo punto, è lecito domandarsi se «condannare a più di tredici anni, per reati al massimo amministrativi, l’artefice di questo percorso virtuoso significhi sanzionare chi si batte per affermare i più elementari diritti umani». «Un Paese che si definisce moderno e civile dovrebbe sostenere ed essere orgoglioso di persone come Mimmo Lucano. Invece lo si colpisce in questo modo. In che Paese viviamo?»