Senigallia

Proseguono le indagini sull’incendio allo chalet di Montemarciano

Al vaglio dei Carabinieri della Compagnia di Senigallia ci sono sia le modalità con cui il rogo si sarebbe sviluppato e propagato così rapidamente ma anche alcuni episodi sospetti che lo stesso titolare ha ammesso ma che devono ancora essere verificati

MONTEMARCIANO – Ancora non è chiaro se davvero l’incendio scoppiato allo chalet a Marina di Montemarciano Chateau Chateur sia di natura dolosa, ma le indagini proseguono senza sosta per eliminare ogni dubbio sui numerosi sospetti che sia gli inquirenti, sia i proprietari hanno in merito al rogo di giovedì 10 ottobre.

«Non possiamo escludere ancora nessuna delle due ipotesi, quella dolosa o quella accidentale – ha dichiarato il comandante dei Carabinieri della Compagnia di Senigallia, capitano Francesca Ruberto -. Dai sopralluoghi non è emersa la presenza di acceleratori né la sussistenza di corto circuiti che potrebbero avere dato il via alle fiamme».

Il locale – non assicurato – era infatti chiuso dal 14 settembre, quando era finita la stagione estiva scorsa. Quindi lo stabilimento di Montemarciano con annesso ristorantino, da tutti conosciuto come ex Waikiki, non era più alimentato da gas né corrente elettrica. E questo è proprio uno dei sospetti maggiori: cosa può aver dato origine all’incendio che ha lasciato ora solo uno scheletro con i pali bruciati?

I Carabinieri si stanno concentrando su una pista in particolare, quella di alcuni litigi che il titolare – un 60enne di origini tunisine ascoltato dai militari nella sua abitazione – avrebbe avuto con delle persone, forse una sola, di nazionalità italiana. Episodi al momento che devono essere confermati e analizzati, ma che potrebbero portare in una direzione ben precisa, su cui però ancora nessuno si sbilancia.