Senigallia

Senigallia, morte Leonardo: i genitori incontrano il ministro Valditara

Il padre e la madre di Leonardo e la loro legale hanno mostrato alcuni documenti chiedendo accertamenti sulla scuola. «E ora una legge sulle emozioni e sul dialogo, nel nome di Leonardo»

I genitori di Leonardo, Francesco e Viktoryia, e la legale Pia Perricci al ministero dell'istruzione per l'incontro con Giuseppe Valditara
I genitori di Leonardo, Francesco e Viktoryia, e la legale Pia Perricci al ministero dell'istruzione per l'incontro con Giuseppe Valditara

SENIGALLIA – «È stato un incontro molto costruttivo, è durato oltre un’ora e abbiamo potuto presentare al ministro dei documenti inediti. Ci ha assicurato che andrà fino in fondo a questa storia». Così Pia Perricci, avvocata della famiglia Calcina, ha commentato l’incontro che lei e i genitori di Leonardo hanno avuto con il ministro dell’istruzione e del merito, Giuseppe Valditara. Quella di ieri pomeriggio, 6 novembre, è stata l’occasione per ricostruire la tragica vicenda del 15enne che si è tolto la vita lo scorso mese con la pistola d’ordinanza del padre, un vigile urbano di Senigallia. Ma è stato anche il momento per avere alcuni chiarimenti circa il comportamento di docenti e dirigente scolastico dell’istituto superiore frequentato da Leonardo.

Proprio su questo aspetto si sta concentrando l’attenzione del ministero con una ulteriore verifica dopo una prima acquisizione di documenti da parte degli ispettori ministeriali nell’istituto d’istruzione superiore Panzini di Senigallia. Verifica che comprende non solo le azioni messe in campo per prevenire e contrastare episodi di bullismo che secondo l’avvocata Perricci erano noti a molte persone: si starebbe cercando anche di far chiarezza su una conversazione tra Leonardo e un docente di sostegno in cui il minorenne avrebbe riferito di voler lasciare la nuova scuola che aveva iniziato a frequentare da poco più di venti giorni. 

«Abbiamo dato al ministro la documentazione con anche le chat – spiega l’avvocata Perricci – dalla quale risulta che Leonardo aveva conferito con questo docente. Aveva riferito che non stava assolutamente bene all’interno della classe. Risulta che degli episodi particolari di bullismo all’interno della classe ci siano stati. È poi assurdo che non sia stato segnalato nulla alla famiglia del fatto che Leonardo negli ultimi dieci giorni era perennemente con le cuffie pur di non sentire insulti e via dicendo. Il ministro in questo senso è rimasto sorpreso che nessun docente abbia preso un’iniziativa per segnalare il fatto alla famiglia».

Tra gli altri punti di cui avvocato e familiari del 15enne morto suicida hanno discusso col ministro Valditara c’è anche l’invio di due lettere anonime alla legale della famiglia Calcina. Lettere in cui si parla, racconta Perricci, di un «consiglio di classe dove di corsa hanno cancellato l’articolo 17 del disciplinare dei ragazzi con la quale venivano puniti con la sospensione i ragazzi per i comportamenti dei loro genitori che ledevano l’immagine scolastica»; sempre nelle lettere sarebbe contenuta anche una «segnalazione che era stata inviata tempo fa all’ufficio scolastico regionale delle Marche contro il dirigente da alcuni docenti e per la quale non è stato preso alcun provvedimento. Non c’è nessun seguito e quindi abbiamo chiesto al ministro di indagare».

Insomma queste situazioni e altre, tutte ancora da verificare e al momento non accertate, sono sotto la lente d’ingrandimento del ministero dell’istruzione, mentre la famiglia tira dritto anche su un altro punto di carattere normativo: «Abbiamo avanzato la richiesta di una legge denominata Leonardo Calcina con la quale istituire dall’inizio delle scuole dell’infanzia fino alle scuole dell’ultimo grado una materia obbligatoria che è finalizzata al riconoscimento delle emozioni e al confronto costruttivo. Grazie all’informatizzazione e all’era dell’intelligenza artificiale, i ragazzi ormai non riconoscono più né i sentimenti né sanno fare dialoghi costruttivi e quindi abbiamo chiesto l’impegno della scuola in questo senso. Il ministro è stato d’accordo con noi che una buona istruzione soprattutto deve tutelare i ragazzi e non pensare all’immagine della scuola».