Senigallia

Mura urbiche, Italia Nostra Senigallia: «Ancora una valorizzazione sbagliata»

Duro intervento dell'associazione per la tutela del patrimonio pubblico dopo i lavori alla pesa pubblica di Senigallia: «Effetto opposto, sminuisce il complesso murario»

I lavori alle mura urbiche in zona pesa pubblica, a Senigallia
I lavori alle mura urbiche in zona pesa pubblica, a Senigallia

SENIGALLIA – «E’ raro che gli amministratori accolgano i suggerimenti e le proposte che vengono dai cittadini, anche quando questi sono frutto di buon senso e di competenze. E l’intervento recente sul tratto di mura prospiciente il parcheggio dell’ex Pesa a lato di Porta Mazzini conferma la tendenza». A parlare così è la sezione senigalliese di  “Italia Nostra”, l’associazione che si occupa della tutela del patrimonio artistico, storico e naturale della nazione. E lo fa andandoci giù duro contro l’amministrazione comunale dopo l’ennesimo intervento fatto senza ascoltare il parere di chi si occupa da anni di conservazione dei beni pubblici.

Il tema è stato sollevato dopo l’avvio dei lavori in zona pesa pubblica, l’area di viale Leopardi – a ridosso del centro storico – dove insistono sia un’antica porta di accesso alla città sia un tratto importante di mura urbiche, ma già la questione venne sollevata quando si intervenne per “riqualificare” i giardini Catalani, altro biglietto da visita per i turisti che scelgono di venire a Senigallia.

«Fin da quando più di un decennio fa abbiamo riportato all’attenzione dell’Amministrazione e della città il tema del recupero delle mura urbiche, che ha trovato poi una formulazione urbanistica e sistematica con il “Piano delle mura” (poco considerato in verità), abbiamo sempre insistito sulla necessità di recuperare innanzitutto la visibilità e la monumentalità della cinta murata, cercando di liberarla il più possibile agli ingombri che la nascondono e di mantenere la quota originaria alla base della scarpa al fine di restituire per quanto possibile un’immagine più vicina al loro aspetto originario, che comprendeva fino agli inizi del ‘900 altri 4 metri ora sotto il piano attuale, sepolti con la colmatura del fossato».

«Questo suggerimento purtroppo non è stato mai (o quasi mai) preso in considerazione ed un esempio recente è quello dei giardini Catalani, dove il riporto di terra ha affossato ancora di più le mura. Si sperava che in occasione di questo nuovo intervento sull’area dell’ex pesa si adottasse una soluzione più coerente con il concetto di valorizzazione, ad esempio realizzando alla base delle mura una fascia di rispetto a prato o tutt’al più a selciato, conservandone il livello esistente o addirittura abbassandolo seppure di poco. Il verde sicuramente era la soluzione più auspicabile, perché avrebbe creato uno stacco mettendo maggiormente in risalto il laterizio delle mura».

«Invece è stata progettata la costruzione di un inutile e costoso marciapiedi alto 20 cm, largo più di 3 metri, come se ci si trovasse al lato di una strada di quartiere, mentre è solo un’area adibita a parcheggio. Questo basamento, perché tale è, riduce la monumentalità delle mura, introducendo un elemento estraneo che le appiattisce e le banalizza. Inoltre il colore della pietra usata crea un evidente contrasto con il mattone della scarpa. In sostanza l’effetto prodotto è del tutto opposto a quello da noi sempre auspicato e più che esaltare, sminuisce e marginalizza il complesso delle mura. L’unico tratto che richiederebbe o meglio il ripristino del selciato è quello sotto Porta Mazzini, coperto da uno strato di asfalto fin dai tempi del passaggio del giro d’Italia più di venti anni fa. Nel frattempo si sono ripetute sollecitazioni da parte nostra per il suo ripristino, finora senza nessun effetto».

«Chi ha ideato questa soluzione magari ha creduto di fare un’operazione di decoro urbano, rivelando però una mentalità da impiegato, senza nessuna comprensione della specificità dello spazio in questione e del valore delle mura. Chi ha autorizzato il progetto ai livelli superiori, non si capisce a quali parametri culturali faccia riferimento. Mai un’amministrazione che si sia sentita in dovere su argomenti di questa delicatezza di chiedere il parere delle associazioni o dei cittadini che hanno fatto della loro tutela materia di studio e di impegno culturale! Sarebbe un eccesso di democrazia! Invece continua a prevalere l’autoreferenzialità, con molta presunzione per il timore di essere contestati».

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