SENIGALLIA – Secondo le previsioni il Musinf da settembre aprirà la serie di mostre storiche al palazzo del Duca ospitando l’allestimento, da tempo programmato, della mostra “La Realtà ingannata” (Giacomelli, Ferroni, Salvalai).
Cinque nuove fotografie di Enzo Carli sono sono entrate recentemente nell’archivio storico del Museo comunale d’arte moderna che ha costituito una Raccolta dedicata a Enzo Carli, che è uno degli autori particolarmente seguiti dal Museo della fotografia di Senigallia, per la sua presenza attiva nell’esperienza fondativa e nelle verifiche del “Manifesto del Passaggio di frontiera”. Sociologo e fotografo, autore di saggi e pubblicazioni sulla fotografia e sulla comunicazione per immagini, Carli è stato anche il direttore artistico di Human work, noto e fortunato progetto europeo sulla fotografia.
I programmi 2017 del Musinf, basati sulle ampliate possibilità di spazio, che saranno fornite dal trasferimento in corso del Museo comunale nella nuova sede di palazzo del Duca, prevedono finalmente la possibilità di una valorizzazione adeguata della storia della fotografia Senigalliese, dal Gruppo Misa, a partire dalle raccolte Cavalli, Giacomelli, Ferroni, fino all’esperienza, meno nota ma non meno importante, degli autori del “Manifesto del passaggio di Frontiera”.
Nella presentazione al prossimo bollettino delle “Acquisizioni recenti”, il professor Bugatti ha descritto il quadro storico in cui si iscrive il lavoro di Carli, ricordando come a Senigallia, nel 1995, fosse nato il “Manifesto del Passaggio di frontiera”, di cui il Musinf conserva una significativa raccolta fotografica.
Al Manifesto avevano aderito, sottoscrivendone i contenuti, oltre ad Enzo Carli, Gianni Berengo Gardin, Giorgio Cutini, Luigi Erba, Ferruccio Ferroni, Mario Giacomelli, Paolo Mengucci, Aristide Salvalai, Francesco Sartini, Sofio Valenti; testimoni: erano stati Loriano Brunetti e Marco Melchiorri.
Questo gruppo di fotografi, aveva appreso la lezione di Giuseppe Cavalli, che concepiva la fotografia come mezzo privilegiato, attraverso cui esprimere la visione del mondo e i rimandi della memoria.
Il gruppo senigalliese del Manifesto è restato attivo sino al 2004. Tra il 1995 e il 2004 ha realizzato sette verifiche dei risultati raggiunti. I fotografi avevano aggiunto poi come centro del loro interesse la vita psichica e relazionale, lo spazio esistenziale, e le sue motivazioni interiori. «Siamo – sostenevano – per la fotografia che nasce dalle emozioni e dall’intelletto, come un grido di risoluzione alla vita».
il critico francese, Jean Claude Lemagny, aveva interpretato autorevolmente il senso della ricerca del “Manifesto del passaggio di frontiera”, scrivendo come la fotografia aveva avvertito da tempo il bisogno di trascendere la realtà, di trasfigurarla attraverso il filtro delle proprie emozioni.
Era stato proprio lui a segnalare le avanguardie fotografiche, che proponevano interessanti ricerche, in cui l’operatore fotografico era in grado di far corrispondere alle immagini nuovi significati spazio-temporali, recuperando alla fotografia una nuova progettualità.