SENIGALLIA – La possibilità di chiudere strade e piazze fin dalle ore 21 per evitare assembramenti pericolosi non è piaciuta a tutti i sindaci della vallata Misa e Nevola. Per qualcuno il nuovo dpcm è uno scaricabarile da parte del governo; per altri è una mossa che responsabilizza ma che soprattutto coinvolge i comuni nei piani del governo.
Profondamente critico verso questo provvedimento annunciato nella serata di ieri e poi approvato con una leggera modifica (è scomparsa la parola “sindaci” dal testo del nuovo dpcm del 18 ottobre) è il primo cittadino di Senigallia Massimo Olivetti. «Una delega ingiusta – la definisce – quella di lasciare ai comuni la possibilità di chiudere piazze e strade: innanzitutto perché si tratta di attività per cui dovrebbe esserci la stessa normativa valida per tutti. E in secondo luogo perché non tutti i comuni hanno le risorse necessarie per un’attività di polizia da svolgere in maniera così vasta sul territorio».
Secondo Olivetti alla base di questa contrarietà dimostrata anche dall’Anci, non ci sono fattori come la popolarità o meno di alcune scelte amministrative che potrebbero mettere in gioco una possibile rielezione, ma solo questioni prettamente tecniche e normative. Cioè «manca una disposizione uguale per tutti, mancano le specificazioni dei termini usati (come feste, riunioni) nel nuovo dpcm e soprattutto i mezzi e le risorse, umane e finanziarie, per portare avanti un simile controllo, capillare su tutto il territorio comunale».
Parzialmente critico verso questo nuovo dpcm varato nella notte è il sindaco di Trecastelli. «Il territorio lo conoscono i sindaci, questo è chiaro – commenta Marco Sebastianelli – ma non è previsto il necessario supporto di risorse e personale per poter controllare ovunque. Se chiudi una piazza poi – continua Sebastianelli – la movida e i giovani si possono spostare in altre parti»: non è quindi una questione di scelte impopolari, ma di adeguatezza nella risposta che un comune può dare.
Favorevole invece è il collega di Corinaldo, Matteo Principi. «Io ho una posizione diversa da quella dell’Anci, perché secondo me coinvolgere i sindaci è giusto, dando così modo di agire puntualmente dove c’è bisogno. A volte non veniamo considerati; con questo provvedimento, anche se nel giro di poco tempo è stato modificato, siamo coinvolti». D’altronde, spiega ancora Principi, «noi conosciamo il territorio, anzi, mi spiacerebbe se intervenisse il governo a chiudere una porzione di Corinaldo senza conoscerla né senza consultarmi. E’ un segnale di fiducia in noi sindaci».
Sulla questione responsabilità, inoltre, Principi afferma che chiudere una strada o una piazza per assembramento come indicato nel nuovo dpcm non sarebbe più critico di altri atti che vengono presi quotidianamente, ma darebbe l’opportunità di agire in modo preciso dove serve. «E’ chiaro che per un comune piccolo risulta più facile, perché le situazioni critiche da monitorare sono poche. Il lamento dei sindaci è controproducente, siamo noi quelli vicini ai cittadini e alle imprese. Anzi, accolgo con favore quanti si stanno organizzando per poter effettuare il servizio all’aperto anche d’inverno», con sistemi di riscaldamento semplici e removibili.