SENIGALLIA – Tra il periodo pre e quello post covid, l’ospedale di Senigallia ha perso oltre 50 posti letto. A ciò si aggiungono i primari mancanti, il personale carente e i macchinari obsoleti, tutte quelle situazioni che la sanità pubblica locale si porta dietro da anni. Un quadro a tinte fosche che il Tribunale del malato denuncia da tempo, molto spesso inascoltato. «Eppure si sarebbe potuto fronteggiare molto meglio persino l’emergenza coronavirus se solo ci fosse stata un’organizzazione maggiore, come vado segnalando da almeno dieci anni». Questo il commento amareggiato del responsabile del TdM Umberto Solazzi che analizza la stato di “salute” dell’ospedale “Principe di Piemonte” di Senigallia.
«Sarebbe più giusto chiamarlo “Principe del carciofo” – spiega – dato che l’hanno negli anni spogliato, foglia dopo foglia, di posti letto e reparti; dato che il personale è ridotto all’osso e dato che per sostituire un macchinario ci vogliono anni. L’unica toppa ce la mettono i dipendenti quelli che danno davvero tutto, quelli che qualcuno chiama eroi e che si ritrovano a lavorare in condizioni inadeguate».
Se si pensa alla sola emergenza covid, il personale ospedaliero ha dovuto iniziare a occuparsi dei primi pazienti positivi senza né linee guida su come muoversi, né i materiali sanitari né – soprattutto – i dispositivi di protezione individuale. «Qui fuori (indica la strada via del Camposanto Vecchio, Ndr), fino al semaforo c’erano le ambulanze ferme con i pazienti provenienti da Pesaro che nessuno sapeva dove mettere. E questa sarebbe organizzazione?».
«Io dal 2003 sono responsabile del Tribunale del Malato e posso dire che praticamente mi batto contro i mulini a vento perché la situazione dell’ospedale sembra interessare davvero poche persone, per lo più quando sperimentano sulla propria pelle i disservizi». Ora, con l’avvicinarsi delle elezioni comunali e regionali, la sanità è tornata al centro del dibattito con le proposte dei vari candidati. Ma siamo alle «solite promesse: non c’è mai stato un vero confronto con le istituzioni. L’ultima prova è stata data dalla distribuzione dei posti letto di terapia intensiva e subintensiva».
Da almeno 8-10 anni il Tribunale del Malato è a conoscenza del fatto che la rianimazione non è più a norma, ma «nessuno ha fatto nulla in tutto questo tempo: in un’azienda, oggi sono tutte aziende, o si investe o si elimina. Qui è chiaro cosa intendano fare».
C’è poi tutta la questione dei primari mancanti o persi su cui Solazzi snocciola alcune informazioni: otorino e oculistica sono passati a Fabriano; i primariati di oncologia (che non è più un’unità operativa complessa), radiologia e laboratorio analisi sono a Jesi. Ma non basta: Senigallia non ha più i primari nemmeno di fisiatria e odontoiatria, mentre in attesa di nomine e concorsi ci sono dei facenti funzione in gastroenterologia, ortopedia, chirurgia e rianimazione. «Ne son rimasti solo sette: pediatria, ginecologia, nefrologia, centro trasfusionale, medicina, sert e psichiatria».
Per quanto riguarda i posti letto persi dall’inizio dell’emergenza covid, l’ospedale di Senigallia ha visto sacrificati circa 56 posti letto: 10 sono stati tolti alla cardiologia, 4 dalla nefrologia, 12 da medicina, 11 da chirurgia, 16 da ortopedia che è stata trasferita per far posto alla covideria e altri 5 da gastroenterologia. E la conclusione è basata più che altro sull’esperienza passata: «I posti letto persi non li recupereremo – conclude amareggiato Solazzi. Ora qualcuno deve spiegarla ai cittadini questa situazione perché le lamentele per i disservizi arrivano ogni giorno: qualcuno se la deve prendere questa responsabilità di dire come stanno le cose qui a Senigallia».