SENIGALLIA – Sono passati sette mesi da quel delitto, subito a processo Loris Pasquini. La Procura ha chiesto il giudizio immediato per il 72enne, ex ferroviere, accusato di aver ucciso il figlio Alfredo, 26 anni, con una pistola Beretta. C’è l’evidenza della prova. Il delitto si era consumato il 29 marzo scorso a Roncitelli di Senigallia, nell’abitazione di via Sant’Antonio. L’imputato è anche reo confesso.
È stato il pm Paolo Gubinelli a chiedere il giudizio immediato subito dopo il deposito dell’autopsia del medico legale Raffaele Giorgetti. Il processo si aprirà il 10 dicembre prossimo davanti alla Corte d’Assise. Pasquini è accusato di omicidio volontario aggravato dalla parentela e detenzione illegale di arma. Attualmente è ai domiciliari a casa sua con il braccialetto elettronico. La Caritas e la Croce Rossa gli danno una mano per la spesa. La difesa dell’imputato, rappresentata dagli avvocati Roberto Regni e Silvia Paoletti, non ha fatto richieste di procedere con riti alternativi (che prevedono uno sconto di pena in caso di condanna) preferendo l’iter ordinario del processo per dimostrare in dibattimento la legittima difesa del proprio assistito (eccesso colposo di difesa).
Stando alla autopsia Pasquini ha sparato dall’alto verso il basso colpendo però il figlio all’altezza della clavicola sinistra dove è entrato l’unico proiettile esploso che ha poi raggiunto il polmone. A causare la morte è stato proprio il colpo di pistola, sparato a distanza ravvicinata. Alfredo si sarebbe abbassato in quel frangente, e semi girato, forse per prendere il bastone da terra e percuotere il padre sostiene la difesa. Loris voleva sparare alle gambe. L’omicidio era maturato dopo un litigio. Pasquini, con un passato anche nell’Esercito, aveva sostenuto di aver agito per difendersi. Quel pomeriggio il figlio lo avrebbe aggredito con un bastone preso dal cortile di casa e poi sequestrato dai carabinieri. Tra i due era nata una discussione in auto dopo che Pasquini padre aveva riaccompagnato in auto un amico del figlio alla fermata del bus. Stando al genitore Alfredo gli sarebbe andato addosso per percuoterlo. Entrato in casa il 72enne avrebbe preso la pistola, detenuta irregolarmente, per mirare alle gambe ma il colpo ferì al collo il giovane che morì poco dopo dissanguato.