Senigallia

Ospedale di Senigallia riorganizzato per covid: fioccano le polemiche

Il segretario Luciano Moretti punta il dito: non previsti percorsi separati per gli operatori che iniziano il turno e che smontano, né una turnazione equilibrata. Ecco cosa denuncia: «sono carne da macello»

L'ospedale di Senigallia: uno striscione di incoraggiamento a medici e infermieri durante l'emergenza coronavirus
L'ospedale di Senigallia

SENIGALLIA – L’attivazione all’ospedale di Senigallia delle sezioni covid per i contagiati dal coronavirus non smette di suscitare polemiche. Non tanto per la loro utilità, quanto per la modalità tenuta, non esente da criticità per ciò che attiene la sicurezza di operatori sanitari e pazienti. A sollevare alcuni dubbi è il sindacato dei medici Cimo.

Presso il reparto di ortopedia di Senigallia sono stati attivati 80 posti letto per pazienti affetti dal virus covid-19, scelta che ha preceduto poi l’attivazione di altre sezioni dedicate per un totale di ricoverati covid che fino al 19 marzo aveva raggiunto nel nosocomio di via Cellini le 41 unità, più altre 7 in terapia intensiva.

Innanzitutto differiscono le modalità con cui si data concretezza alle disposizioni dell’Asur tra l’ospedale di Senigallia e quello di Jesi ma anche nell’area vasta 3: differenze che hanno dato luogo a quelle che la Cimo definisce criticità. «Alcune ex camere operatorie – spiega il segretario regionale Luciano Moretti – sono occupate da pazienti Covid +, in altre si fanno le urgenze, ma il percorso di ingresso e di uscita è lo stesso, ascensori compresi. Nel reparto covid ex ortopedia, il medico che entra passa attraverso un corridoio nelle cui stanze ci sono pazienti covid + e poi va in una stanza a cambiarsi senza docce»; stanza in cui entra sia chi inizia il turno sia chi lo finisce per poi andare a casa con il rischio di infettare i familiari. «Tutto è affidato “alla volemose bene” e a disposizioni illegittime» che secondo Moretti contrastano il contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL).

Il segretario Cimo illustra anche ciò che era necessario prevedere tra cui percorsi separati tra chi inizia il turno in ospedale e chi lo conclude (per vestizione e doccia) degli operatori sanitari e un piano di igienizzazione di tali percorsi ripetuta in base al numero di accessi, passaggi, numero di pazienti; la separazione delle aree ospedaliere specificata con tanto di piantina della zona covid e non-covid. 

«Ricordiamo, per quanto ci sembri paradossale doverlo fare a chi dovrebbe averci già pensato per via del ruolo ricoperto e della propria specialità (direzioni sanitarie), che qualora non si fossero trovati e specificati tali percorsi a norma di legge quel corridoio, quelle stanze, quell’area ospedaliera non erano evidentemente da adibire a questo tipo di ricoveri (pazienti covid +) ed i pazienti andavano sistemati in altre aree dell’ospedale dove doveva essere possibile organizzare tali percorsi». Il rischio è infatti sulla salute dei pazienti e di chi si dedica a loro per curarli, con il timore di essere sempre infettato. 

Anche poi sulla turnazione dei medici la Cimo interviene specificando che ci sono delle irregolarità; così come venendo utilizzati medici “al di fuori” della propria unità operativa, sia per competenze che per utilizzo, tale disposizione andava erogata con ordine di servizio o su base “volontaria” senza imposizioni. Turnazione da cui poi sarebbero stati – per Moretti incomprensibilmente – esclusi i laureati in medicina della direzione sanitaria, i medici dipendenti sul territorio o i medici della specialistica ambulatoriale che fino ad ora hanno avuto libero accesso alle camere operatorie.

Nonostante le segnalazioni fatte dal sindacato, chi va a lavorare all’ospedale di Senigallia è come «carne da macello: è prioritario ed estremamente necessario che i sanitari vengano messi in sicurezza. Ciò significa – conclude Luciano Moretti – che oltre ai dispositivi di protezione individuale, le aree dell’ospedale in cui sono stati allocati i pazienti Covid + e/o in attesa del risultato del tampone (e comunque tutte le aree che prevedono tale organizzazione) prevedano i percorsi pulito-sporco, con adeguate separazione dei percorsi».