OSTRA VETERE – Le recenti critiche e discussioni che hanno portato il paese a dibattere dell’unione dei comuni hanno costretto il sindaco Luca Memè a rientrare nella polemica che, a tratti, ha assunto anche toni forti.
Contestazioni su scelte che incideranno sui prossimi bilanci del comune di Ostra Vetere e che hanno costretto quindi il primo cittadino a ribadire la propria posizione in merito all’Unione dei Comuni “Terre della Marca Senone”. Secondo Memè si tratta di una scelta fondamentale per due motivi: da un lato la sopravvivenza dei piccoli comuni, dall’altra l’opportunità di arrivare a risultati che da solo il paese del cupolone non potrebbe raggiungere.
«La consapevolezza è che da soli non si va più da nessuna parte e i piccoli Comuni non sarebbero in grado di erogare i servizi obbligatori. Basti pensare ai servizi sociali, dove i contributi regionali vengono erogati solo agli enti che “si mettono insieme”; allo sportello unico per le attività produttive (SUAP), che deve essere gestito obbligatoriamente mediante un portale automatizzato; alle funzioni dell’ex genio civile, che dal febbraio prossimo verranno demandate ai comuni e alla centrale unica di committenza (ufficio preposto alle gare d’appalto), che deve essere gestita obbligatoriamente in forma associata. Pensiamo anche alla polizia locale che, a causa del blocco delle assunzioni e del limite alle spese per il personale, il Comune di Ostra Vetere dispone di un solo vigile, ai tre funzionari prossimi al pensionamento e all’unico operaio esterno. Con il turnover al 25%, al loro posto si potrà assumere un solo dipendente. Se fossimo fuori dall’Unione – si chiede Memè – quale dipendente si dovrebbe scegliere di assumere tra il responsabile dell’ufficio tecnico, il responsabile dei servizi demografici, il responsabile dei servizi sociali e l’operaio esterno?»
L’adesione all’Unione dei comuni, secondo il primo cittadino (tale fino a domenica 10 giugno), è quindi una questione di sopravvivenza dell’ente comunale per poter continuare a erogare i servizi.
L’Unione dei comuni però è anche un’opportunità di crescita e di sviluppo. La promozione del territorio e delle proprie peculiarità è un tema affrontato sempre più in maniera collegiale da comunità allargate. Basti pensare alle realtà trentine che non promuovono un comune ma intere vallate; basti pensare al Salento, alla Valdorcia in Toscana, al Cilento in Campania. Ovunque la parola d’ordine è sinergia e promozione comune di un territorio più vasto del singolo comune.
«I comuni da Senigallia ad Arcevia possono e devono lavorare per lo sviluppo di tutta la valle, per la valorizzazione dei nostri paesaggi, dei nostri territori, dei nostri prodotti tipici. L’entroterra è un grande valore aggiunto per Senigallia e Senigallia lo è per tutto l’entroterra». Delle “Terre della Marca Senone”, quanto prima, dovrebbero far parte Castelleone con l’antica città romana di Suasa e Corinaldo, città natale di Santa Maria Goretti, e, perché no, le grotte di Frasassi. Isolarsi, o semplicemente escludere Senigallia, non porterebbe da nessuna parte. Sostenere di uscire dall’Unione dei Comuni significa avere una visione miope e conservatrice, una visione chiusa dentro quattro mura senza voler curare altri interessi. Unione dei Comuni non vuol dire perdita di identità, unione dei comuni vuol dire stare insieme per promuovere le varie identità, vuol dire fare economia di scala per dare più servizi ai cittadini».