SENIGALLIA – Emozionante incontro quello con Pietro Bartolo promosso all’auditorium San Rocco dall’Associazione nazionale donne operate al seno (ANDOS) di Senigallia. Il medico responsabile del presidio sanitario di Lampedusa ha parlato per oltre due ore attraverso racconti, spiegazioni e soprattutto immagini, dei suoi 25 anni impiegati a soccorrere i migranti nella prima frontiera umanitaria italiana che fronteggia il fenomeno ormai alla ribalta di tutti i notiziari.
«Io non lo chiamo un problema quello dell’immigrazione – ha esordito Bartolo – è un fenomeno, e da quel 3 ottobre abbiamo sentito il peso di questa immane tragedia»: Lampedusa in quei giorni dovette utilizzare tutte le proprie forze per affrontare un’emergenza senza precedenti. Un’isola che ha reagito in una maratona di solidarietà grazie alle «famiglie che hanno aperto le loro case e che hanno messo a disposizione i loro locali».
Dal 1991 a oggi, sono oltre 300mila i migranti visitati dal medico, introdotto alla numerosa platea dell’auditorium dalla senigalliese Stefania Pagani. Attraverso le immagini proiettate, è stato possibile ripercorrere molti degli episodi vissuti in terra siciliana dove i soccorsi ai migranti sono da anni all’ordine del giorno e dove, nonostante ciò, ancora si continua a soccorrere in condizioni di estrema difficoltà.
«Dobbiamo – continua Pietro Bartolo – far vedere a tutti cosa accade. Queste persone arrivano e hanno ancora il coraggio di sorridere. Lo si deve al senso di accoglienza di noi italiani. Ma alcuni episodi stravolgono la vita – confessa il medico – come quando sono salito su un barcone per le ispezioni cadaveriche, sono sceso sceso nella stiva completamente al buio, per poi accorgermi di avere sotto i piedi i corpi di 25 ragazzi morti asfissiati».
Una lezione di grande umanità quella di Pietro Bartolo che ha messo in primo piano la necessità di dover fare sempre di più e meglio per l’accoglienza di chiunque affronti il mare e la morte per arrivare sulle coste italiane.