SENIGALLIA – Si conferma buona la situazione delle case di riposo, residenze per anziani e protette di Senigallia e delle vallate Misa e Nevola. La maggior parte di esse ha avuto pochissimi o zero contagi da coronavirus, segno non solo di fortuna ma di attente misure di sicurezza messe in atto anche preventivamente. Maggiori preoccupazioni si sono avute nelle strutture di Senigallia e Montemarciano, ma vediamo comune per comune cosa è successo.
La situazione più preoccupante era quella della casa di riposo G. Battista Marotti, a Montemarciano, dove ben 23 su 25 ospiti presenti sono risultati positivi al coronavirus. Ora il quadro è di 15 anziani presenti nella struttura, di cui 14 positivi e almeno sette asintomatici. Le altre dieci persone erano state ospedalizzate: nonostante le cure, quattro sono decedute ai primi di aprile; sei sono ancora nei vari ospedali e per tre di loro si sta registrando un miglioramento delle condizioni di salute, anche se ancora non verranno reintegrati nella casa di riposo. Insomma, un primo, timido, segnale di miglioramento.
Per quanto riguarda la spiaggia di velluto, le due principali strutture – la fondazione Opera Pia Mastai Ferretti e la fondazione Città di Senigallia – hanno avuto vari contagi: nella prima, ubicata in via Cavallotti, su oltre 240 ospiti i positivi sono saliti a oltre 40 a metà aprile, metà dei quali ospedalizzati con quattro decessi; l’ultimo è avvenuto appena tre giorni fa. Contagi si sono avuti anche tra il personale, seppur limitato a pochi casi. Sono 16 su 57 ospiti invece i positivi nella residenza protetta in via del Seminario, con due decessi registrati in ospedale sempre a causa delle complicanze legate al coronavirus, mentre un terzo ospite è attualmente in prognosi riservata. Meglio va fortunatamente nella residenza Stella Maris, sul lungomare senigalliese, dove attualmente non si registrano casi di covid-19.
Ma non è l’unica struttura nelle vallate Misa e Nevola che può momentaneamente definirsi “oasi felice”: la limitazione negli accessi dall’esterno ha permesso di evitare drammatici risvolti anche a Belvedere Ostrense, Corinaldo, Ostra, Ostra Vetere, Serra de’ Conti e Trecastelli. In molte però c’è da segnalare che devono ancora essere eseguiti i tamponi a tutti gli ospiti e a tutto il personale, avendo innanzitutto seguito i casi sospetti o quelli con grave sintomatologia. Insomma, il numero potrebbe variare, anche di molto: la speranza è che ovviamente non si verifichi.
A Trecastelli la fondazione Opera Pia Lavatori Mariani è riuscita a registrare zero casi grazie all’adozione di misure molto restrittive fin dall’inizio di marzo, prima ancora che uscissero in sequenza in vari decreti sulla sicurezza: un isolamento dall’esterno che ha permesso di evitare infezioni sia tra gli ospiti (oltre 50 tra casa di riposo e rsa), che tra gli operatori.
Anche a Belvedere Ostrense la situazione è tornata a zero contagi, dopo un momento, a marzo, nei giorni clou dell’epidemia, in cui 5 cittadini erano risultati positivi al coronavirus. Due gli ospiti della casa di riposo per anziani della fondazione “O.P. Verri Bernabucci – Uccellini Amurri” (su un totale di 40 persone) a cui era stato effettuato a scopo precauzionale il tampone, risultato poi essere negativo.
A Corinaldo situazione decisamente ottimale perché si è riusciti a evitare contagi tra gli oltre cento di ospiti nelle tre strutture cittadine: la rsa con una cinquantina di persone, la casa di riposo con circa 40 e la casa protetta per giovani con disabilità con 12 posti. «Il risultato, fa sapere il sindaco Matteo Principi, è stato ottenuto grazie all’attività autonoma degli enti gestori delle strutture che hanno messo in atto misure di prevenzione rivelatesi efficaci».
Anche a Ostra e a Ostra Vetere le due fondazioni locali sono riuscite nell’impresa – rispetto ad altre realtà di tutta Italia – di limitare i contagi: la fondazione Moroni Antonini Morganti ospita circa 90 persone tra casa di riposo e residenza protetta. Stesso risultato ottenuto dalla fondazione “Casa dell’ospitalità Federico Marulli” di Ostra Vetere, dove sono accolti circa 30 ospiti tra autosufficienti e non. Anche in questo caso, il divieto all’accesso da parte di esterni, la sospensione di alcune attività non fondamentali e l’utilizzo degli ormai famosi dispositivi di protezione individuale (dpi) ha permesso di ridurre drasticamente il rischio che il coronavirus entrasse nella struttura. Decisamente importante anche l’aver effettuato subito i tamponi a quelle situazioni che erano considerate sospette: i test poi sono risultati negativi.
Per quanto riguarda la vallata del Misa anche Serra de’ Conti tira un sospiro di sollievo. A “Villa Leandra” non si sono verificati casi di coronavirus. Il perché lo spiega il sindaco Letizia Perticaroli: «Già da fine febbraio, prima ancora dei decreti del presidente del consiglio dei ministri, si sono intraprese delle misure restrittive come il divieto agli esterni di frequentare la casa di riposo», situata in via Benvenuti dove son presenti oltre 120 anziani tra autosufficienti e non. Dopo i primi sentori che la situazione stesse peggiorando si è presa la decisione che ha sì separato gli ospiti dai familiari, ma ha permesso di salvare delle vite umane. «Ora la problematica maggiore è appunto rappresentata dalla distanza tra ospiti e familiari, che si sta risolvendo solo grazie all’impiego della tecnologia messa a disposizione dal personale».
L’aver dunque creato delle comunità isolate, seppure dal punto di vista psicologico ha creato alcune problematiche, ha permesso che il virus non entrasse nelle strutture dedicate all’accoglienza di persone anziane e fragili, con l’altissimo rischio di una vera e propria strage. Si è rivelata l’arma vincente: ne sono convinti tutti gli amministratori della valle del Misa e Nevola, soprattutto se si volge lo sguardo ad altre realtà del nord Italia dove i contagi si sono moltiplicati con effetti drammatici.