SENIGALLIA – Non piace il contenuto dell’ordinanza firmata dal sindaco Olivetti sulla chiusura degli stabilimenti balneari e sullo stop alle attività alle ore 21. Non piace agli operatori balneari, non piace alle associazioni di categoria che si definiscono deluse da questo provvedimento. Anche la Confartigianato si schiera contro, ma sono giorni che dialoga in maniera serrata con il Comune. Nessuna sorpresa dunque.
Con l’ordinanza n. 310 del 24 giugno scorso, infatti, si stabilisce che fino al 31 agosto prossimo gli stabilimenti balneari potranno rimanere aperti dalle ore 8 alle 21, con la possibilità di svolgere attività ludiche e sportive fino alle ore 23, mentre per la somministrazione di alimenti e bevande sono previste nove deroghe fino alla mezzanotte, da qui a fine stagione. Troppo poco per la Confartigianato Balneari di Senigallia che chiedeva all’amministrazione comunale più coraggio.
«L’amministrazione sta cercando degli equilibri che però non corrispondono a quelli degli imprenditori del turismo – spiega Giacomo Cicconi Massi, rappresentante degli operatori balneari di Senigallia per la Confartigianato. La situazione è sconcertante perché non dovrebbe essere un’ordinanza a decidere chi e quando può aprire ma dovrebbe essere il mercato. Secondo noi quella della giunta è una visione molto miope».
«Al centro della questione ci sono infatti le mancate opportunità lavorative per quanti offrono servizi a residenti e turisti. L’abbiamo detto in tutti i modi nei vari incontri che si sono susseguiti: questo non è fare turismo – spiega ancora Cicconi Massi – ma è legarsi a una modalità estremamente arretrata che risale ad anni fa. Non è la direzione giusta perché oggi le persone che vengono a Senigallia chiedono servizi, anche oltre le ore 21».
L’equilibrio da ricercare è quello tra le esigenze dei vari imprenditori, fuori e sulla spiaggia. C’è chi teme che i bar aperti sull’arenile anche la sera possano danneggiare quelli che magari sono dall’altro lato della strada o persino i ristoranti. «Ma secondo noi non può essere così – continua il rappresentante di Confartigianato Balneari – perché se io sono in spiaggia fino alle 21 e ho fame non vado al ristorante: sono target diversi di clientela. Anzi, così si impedisce anche ai ristoranti di lavorare perché uno stabilimento balneare potrebbe assemblare materie prime o servire piatti acquistati in un altro locale».
Tra i nodi c’è poi un’ultima questione, quella legata alla differente normativa tra Senigallia e le altre realtà della riviera marchigiana. «In altri lidi, a nord e sud, si può fare ciò che a Senigallia è vietato. Si rischia così di perdere clienti perché è un servizio che si sceglie di non dare». L’anno prossimo i turisti potrebbero andare da altre parti è dunque il timore di Giacomo Cicconi Massi, dove queste cose sono permesse. Altre realtà dove non c’è la paura di incappare in sanzioni se qualcuno rimane negli stabilimenti balneari oltre le 21.