SENIGALLIA – Non è la recente condanna per diffamazione ad aver portato i consiglieri comunali Marcello Liverani e Davide Da Ros a uscire da Fratelli d’Italia ma divergenze con Carlo Ciccioli, coordinatore provinciale del partito di Giorgia Meloni. Lo ribadiscono i due diretti interessati, in replica alle esternazioni giunte da Ancona che avevano invece messo al centro della vicenda la questione processuale.
Marcello Liverani, che cosa è successo con i vertici provinciali di Fratelli d’Italia?
Allora, è successo l’esatto contrario di quello che l’eurodeputato Ciccioli ha detto in un comunicato. È un malessere che nasce dal 2020, cioè dalla vittoria. Premesso che a me e a Da Ros non ci ha espulso nessuno: siamo andati via noi, di nostra spontanea volontà, per le ingerenze del comitato provinciale sulla politica senigalliese.
Come c’entrano le elezioni 2020?
Fino al 2020 non si era visto nessuno, era tutto tranquillo, sereno. Dal giorno della vittoria in poi hanno fatto lo stradello, praticamente. Proponevano di tutto, tante persone, tantissime altre cose. Abbiamo ricevuto accuse di essere troppo in favore di Olivetti, di accontentarlo troppo. Noi facciamo un altro discorso politico. Noi siamo stati eletti a Senigallia. I cittadini ci hanno detto qui, Olivetti è il nostro sindaco, la maggioranza fa politica con Olivetti. Questa cosa significa che quando Olivetti ha delle idee o delle proposte chiama i partiti, le illustra e i partiti di Senigallia dicono la loro, se l’idea è buona o non è buona.
E come è andata finora?
C’è sempre stata quasi sempre la totale unione fra noi due. Poteva esserci magari qualche piccola divergenza d’opinione, ma si è sempre appianato tutto in maniera molto tranquilla e collegiale perché la squadra è molto unita.
Poi?
Poi ci sono stati degli episodi che piano piano hanno minato il campo e hanno portato a me e a Davide a questa decisione. Ne cito solo due, i più clamorosi. Quando il sindaco ha nominato assessora Simona Romagnoli, persona bravissima, preparatissima, del settore turistico, ci ha chiamato e ci ha detto che aveva un’idea. Voi cosa ne dite? Perfetto, va bene, andava bene a tutti quanti, quindi va bene.
E invece?
Ho ricevuto una telefonata da Carlo Ciccioli che definisco oscena. Abbiamo litigato purtroppo, anche con parole belle e grosse. Si era offeso per non essere stato avvisato né fatto entrare nella decisione. Le decisioni le prendiamo noi a Senigallia, non le prende il comitato provinciale, mi dispiace.
L’altro?
L’ultimo è quello del congresso. Facciamo il congresso, ci sono due persone che presentano la candidatura, un mese e mezzo fa, uno è il sottoscritto, un’altra ragazza. A seguito della condanna per diffamazione, io faccio tranquillamente un passo indietro e lascio questa ragazza come unica candidata, ma si potevano aggiungere altri.
Tra le conclusioni che avete tirato, quindi, quella di uscire da FdI…
La storia della nostra condanna non c’entra niente con noi che siamo usciti per questioni politiche interne del partito. Domenica scorsa c’è stata quella che per me è la chiosa finale dove mi è stato detto che quella persona a Carlo (Ciccioli, Ndr) non piaceva e quindi sceglieva lui chi mettere con la segreteria. “Benissimo”, ho fatto, “siccome questa io non la ritengo democrazia, ti lascio il giocattolo e io e Davide ce ne usciamo tranquillamente da questo gioco”.
Quindi dissidi interni a FdI che esulerebbero dalla condanna ricevuta?
Questi sono i fatti veri e reali. Se qualcuno pensa che non siano così e vuole farci querela, porteremo delle prove, perché ci sono delle prove che dimostrano quello che c’è stato detto in questi anni.