SENIGALLIA – «Ha veramente dell’incredibile, se non dell’assurdo, quanto dichiarato dal vicecommissario Babini». E’ il netto giudizio di critica che le associazioni ambientaliste e di tutela dei beni storici e culturali di Senigallia emettono in merito alle parole dell’ingegner Babini sul ricorso al Tar presentato contro il progetto del nuovo ponte Garibaldi, i cui costi sono lievitati a dismisura così come la tempistica di realizzazione. Il vicecommissario ai fatti alluvionali del settembre 2022 ha commentato la notizia con parole che hanno gettato ombre sul ricorso: non si sa se siano state pronunciate con consapevolezza o improvvidamente. Fatto sta che le associazioni ricorrenti al Tar hanno subito replicato.
«Con questo ricorso – spiegano – dove si mette in dubbio anche la legittimità della proroga legislativa allo stato di emergenza al di là della sua esistenza ed attualità e in questi limiti alla progettazione e all’approvazione del ponte oggetto dell’impugnazione, nessuno ha mai pensato “di richiedere indietro i soldi alla gente” come impropriamente e maliziosamente sostiene Babini. Anzi, visto quando è accaduto, forse sarebbe stato giusto che avessero fatto ricorso i tanti cittadini e le imprese che non hanno avuto alcun rimborso, o hanno rinunciato a richiederli, dei danni dell’alluvione per le procedure insensate e farraginose che sono state concepite per chiedere il risarcimento dei danni subiti. Si potrebbe anche dire che Babini fa dell’inutile allarmismo, se non del terrorismo, sfruttando le legittime richieste e le aspettative degli alluvionati».
Secondo le associazioni ricorrenti – che ricordiamo essere Italia Nostra sezione di Senigallia, il Gruppo Società Ambiente, l’associazione Confluenze, l’Archeoclub d’Italia sezione di Senigallia e gli Amici della foce del fiume Cesano – Babini non avrebbe «compreso la portata del ricorso e dei relativi motivi proposti dinanzi al TAR come nel caso del nuovo ponte Garibaldi che, ripetiamo, è un progetto sbagliato, incredibilmente costoso, inutile per la sicurezza dalle alluvioni e che comprometterà il sistema della viabilità e la bellezza monumentale della quinta scenica dei Portici Ercolani».
Tra i nodi del progetto al centro del ricorso al tribunale amministrativo marchigiano ci sono infatti sia il diniego espresso dalla Soprintendenza, ma anche alcuni presupposti considerati sbagliati che sono alla base del decreto del Vice-Commissario delegato per gli eventi meteorologici del settembre 2022 n. 7 del 27 gennaio 2025, contenente l’approvazione del progetto di fattibilità tecnico economica/definitivo del nuovo “Ponte Garibaldi” nel Comune di Senigallia. Con tale atto Babini avrebbe voluto scavalcare il parere della «Soprintendenza che ha espressamente chiesto un’altra localizzazione e un altro progetto meno invasivo delle prospettive settecentesche e dei luoghi storici della città, la contraddittorietà e la irrazionalità della procedura».
Marco Lion, presidente Italia Nostra Sezione di Senigallia, attacca invece Babini con domande che iniziano a circolare in città: sui costi del progetto per esempio. «Spieghi invece Babini come è stato possibile che, in meno di un anno, il costo del nuovo ponte è raddoppiato da poco più di 3 milioni di euro a 6.115.758 euro. Se poi aggiungiamo i costi dell’improvvida demolizione del Ponte Garibaldi siamo quasi ai 7 milioni euro. Forse la Corte dei Conti è interessata a saperlo… Con queste cifre sarebbe stato sicuramente possibile realizzare un vasca di laminazione a monte che, in caso di alluvione, avrebbe trattenuto qualche milione di metri cubi di acque rendendo più sicura la città di Senigallia».