SENIGALLIA – Difficoltà in vista per il pronto soccorso dell’ospedale cittadino che, dopo aver perso cinque medici, ne avrà in sostituzione temporanea soltanto due. È questa la grave situazione che riguarda uno dei reparti centrali dell’intero nosocomio: sono infatti in partenza due dei cinque camici bianchi che hanno deciso di lasciare Senigallia per approdare verso strutture che offrono più garanzie contrattuali: gli altri tre lo hanno già fatto nelle scorse settimane. Di contro sono in arrivo un medico con un’assunzione covid, quindi temporanea, mentre l’altro verrà preso in prestito da altri reparti.
Nulla di buono dunque per il reparto guidato dal primario Gianfranco Maracchini che dovrà fare affidamento su risorse umane limitate. Dei due che arriveranno, uno è precettato da medicina, con un ordine di servizio di un mese. Seguirà poi una rotazione con altri dottori che verranno di volta in volta spostati per dare una mano al pronto soccorso, lasciando però il proprio reparto.
Una situazione grave, contro cui non solo aveva tuonato più e più volte, negli anni, il responsabile del Tribunale del malato “C.Urbani” di Senigallia Umberto Solazzi, ma contro cui si erano schierati gli stessi operatori. Da otto di loro era infatti stata spedita – tramite un avvocato – una lettera con cui minacciano i vertici Asur di agire per vie legali qualora i medici del reparto di medicina interna continuino a essere utilizzati in via d’urgenza nel pronto soccorso senigalliese. Una carenza cronica che, dicono i medici, non può essere curata con contratti di precariato o con ordini di servizio, proprio perché ormai è una situazione duratura e non emergenziale. Soluzione che tra l’altro impoverisce la medicina interna da cui la direzione attinge per queste scelte.
«Al pronto soccorso di Senigallia c’è sempre il problema dei medici – spiega ancora Solazzi del Tribunale del Malato. È una questione che si protrae da anni, ormai oserei dire una malattia cronica. L’Asur si giustifica dicendo che c’è una carenza di personale a livello nazionale e posso anche capirlo ma se gli altri pronto soccorso degli ospedali marchigiani non sono nelle stesse condizioni, allora significa solo che non ci sono gli incentivi giusti per farli rimanere a Senigallia. Tra l’altro il nostro è l’unico che non ha una tac dedicata, cosa promessa dalla politica regionale anni fa. Il che si ripercuote sui pazienti costretti a essere portati in giro per i reparti, e non è più sostenibile. Evidentemente però chi deve agire ora ha le stesse politiche sanitarie di chi doveva agire tempo fa: tanti faremo ma poi non cambia nulla».
Sul tema era intervenuto anche il consigliere regionale di Rinasci Marche, Luca Santarelli: «La situazione del Pronto soccorso di Senigallia è al limite del sostenibile. Il personale sanitario è allo stremo per carenza di organico. La giunta regionale resta immobile, nonostante da mesi venga rimarcato come la struttura sia in forte sofferenza. A tutt’oggi nessuna risposta concreta per risolvere almeno parte delle problematiche. Mancano medici, 5 unità tra pensionamenti e dimissioni. Le ferie per chi lavora nella struttura sono diventate una chimera, come anche i riposi». Santarelli ricorda come la pianta organica storica conti 13 medici e un direttore, quella prevista alla determina del 2017 addirittura 15 oltre al direttore. «Inoltre i medici con contratti covid sono legati allo stato di emergenza, che scade il 31 dicembre». Per quanto riguarda «i percorsi “sporco-pulito” mancano ancora all’appello i 300 mila euro già stanziati» per il pronto soccorso di Senigallia, sostiene Santarelli che conclude: «E la Tac annunciata diversi anni fa non è mai stata installata, addirittura della gara per l’acquisto non si sa nulla».