SENIGALLIA – Troppo “stancante e pericolosa” la settimana bianca per farvi partecipare due studenti disabili. E poi mancherebbe la sorveglianza notturna così come nessuno si potrebbe assumere la responsabilità per i farmaci che devono assumere. Così la dirigente scolastica di un istituto senigalliese ha motivato il diniego a due ragazzi della seconda media ad andare in montagna con i compagni di scuola e relativi docenti. Un comportamento che le famiglie hanno stigmatizzato come discriminatorio e che hanno voluto rendere noto assieme al loro avvocato, Corrado Canafoglia.
Secondo quanto riportato dal legale, dalle parole della dirigente scolastica Patrizia Leoni dell’istituto Senigallia Centro Fagnani si sarebbe compreso che di fatto «la “settimana bianca” non costituisce per i ragazzi “un’esperienza arricchente”, anzi essa è stancante e pericolosa per essi, proprio perché questi sono disabili». Inoltre «gli educatori che accompagnano i due ragazzi non possono coprire l’intera giornata»; «la scuola e i professori che accompagnano la scolaresca non possono assumersi la responsabilità della sorveglianza notturna» così come «i professori che accompagnano la scolaresca in gita e gli educatori non sono preparati a somministrare i farmaci che i ragazzi devono assumere giornalmente».
Risposte a cui hanno fatto seguito interlocuzioni con le famiglie: la dirigente avrebbe poi “aperto” alla possibilità di partecipazione dei due studenti disabili «alla gita solo se accompagnati da un genitore che deve pagarsi l’intero soggiorno, sollevando la Scuola da qualsiasi responsabilità». Proprio rispetto al pagamento della quota per il genitore-accompagnatore, la stessa responsabile avrebbe suggerito alle due mamme, sempre secondo quanto riportato dal legale, di «farsi anticipare eventuali regali per festività o compleanni e di convertirli in denaro da usare per sostenere il costo del soggiorno dei genitori».
Ma le famiglie, a cui non sarebbero arrivate tutte le comunicazioni come ai genitori dei compagni di scuola, non ci stanno e ritengono che le motivazioni addotte dalla dirigente scolastica siano censurabili per vari motivi. Innanzitutto «i ragazzi disabili hanno diritto all’inclusione nella vita sociale della scuola ed ogni condotta della scuola configurabile quale discriminazione va rimossa ed è foriera di risarcimento danni. Impedire ad un ragazzo disabile la partecipazione scolastica è un atto discriminatorio nei suoi confronti e configura un illecito. Partecipare ad una settimana bianca costituisce un momento di aggregazione per il giovane soprattutto se disabile e l’assenza del genitore serve proprio ad emanciparlo».
C’è anche da considerare che in ambito extrascolastico i due ragazzi praticano sport, motivo per cui «è assurdo pensare che una gita in montagna possa essere stancante, fermo restando che il carico di lavoro verrà rimesso alla valutazione dell’educatore che sarà sempre presente vicino a loro». Educatori che quotidianamente seguono i ragazzi della scuola e che «si sono dichiarati disponibili a seguirli tutto il giorno nelle attività e a dormire con coloro».
Anche sul tema dell’assunzione dei farmaci – argomento delicato per qualunque genitore e responsabile scolastico per le possibili conseguenze sulla salute dei figli-alunni – le due mamme hanno fatto presente che uno dei due ragazzi «deve assumere un farmaco solubile, che normalmente assume in totale autonomia», mentre l’altro uno sciroppo e «per quest’ultimo l’educatore ha già effettuato tutte le prove per la relativa somministrazione». Senza contare che tali farmaci andrebbero assunti a colazione e a cena, quindi in un momento in cui tutti i ragazzi, i professori, gli educatori e soprattutto il medico che si aggrega alla comitiva sono presenti: educatori e medico dovrebbero solo sincerarsi dell’assunzione del farmaco.
Una vicenda delicata sia per i giovani ancora non coinvolti alla gita, sia per le famiglie, così come per l’istituzione scolastica: da un lato c’è il tema dell’inclusione e dell’emancipazione dalle famiglie dei giovani con disabilità; dall’altro c’è però l’assunzione di responsabilità con potenziali conseguenze penali da parte di professori, educatori e medico.
Secondo Canafoglia, portavoce in questo caso delle parole dei genitori dei due ragazzi, «è palese la volontà della scuola di non volersi assumere alcuna responsabilità, scaricando sui genitori il problema della disabilità dei figli», pur avendo al seguito gli educatori che ben conoscono i ragazzi da anni, ma soprattutto un medico pagato con fondi pubblici. La presenza del genitore alla gita «è contraria all’azione di inclusione del minore», senza considerare che questa decisione implicherebbe «un costo illegittimo per la famiglia e discriminante rispetto alle famiglie di ragazzi normodotati. Quanto descritto costituisce una grave violazione del diritto all’inclusione a favore dei due ragazzi, stante la loro disabilità che peraltro non gli impedisce di partecipare alla gita di scolastica insieme a loro compagni».
Famiglie e legale hanno inviato quindi una diffida alla dirigente scolastica e all’ufficio regionale scolastico «affinché venga rimosso ogni ostacolo alla libera partecipazione dei ragazzi alla gita scolastica». Sperando inoltre che rendere pubblico questo problema possa scongiurare altri casi analoghi.
Lapidaria la replica dalla scuola Fagnani interessata dalla vicenda: «Senza entrare nel merito della situazione, la cui rappresentazione non è esatta perché non corrisponde all’impegno e alla politica sull’inclusività dell’Istituto, la dirigente scolastica Patrizia Leoni precisa che il soggiorno sulla neve riguarda un numero minoritario di alunni; la maggior parte degli studenti della Fagnani, infatti, in quella settimana svolge a scuola attività alternative di natura laboratoriale, che proprio in questo periodo sono improntate alla massima inclusività. La scuola è impegnata, e lo sarà sempre, non solo nel rispetto del principio, ma anche della pratica della massima integrazione e inclusione possibile di tutti e di ciascuno. Per questo si auspica sempre la massima collaborazione delle famiglie, nell’ottica del benessere e della crescita dei ragazzi».