SENIGALLIA – In vista delle elezioni il centrosinistra lavora per raggiungere l’obiettivo: quello di andare tutti uniti a sostegno di Maurizio Mangialardi. Una battaglia che si può vincere, ma l’appoggio dell’ex rettore Sauro Longhi è determinante. Il sindaco di Senigallia è al lavoro per allargare un’alleanza che potrebbe delinearsi già nei prossimi giorni. Al centro del programma la ricostruzione post-sisma modello Genova.
Che coalizione sarà quella che la appoggerà nella corsa a Palazzo Raffaello?
«Anzitutto auspico di avere con me tutte le forze civiche e politiche del centrosinistra, perché c’è necessità di costruire un solido progetto riformista per la nostra Regione, capace di coniugare crescita economica, coesione sociale e sostenibilità ambientale. Inoltre, credo che tutti comprendano i pericoli che potrebbero derivare dalla vittoria di una destra estrema come quella che si profila nello schieramento avversario. Il populismo che parla esclusivamente alla pancia delle persone, non solo non porta soluzioni, ma nel tempo amplifica i problemi».
E al di fuori del centrosinistra?
«Credo in un grande progetto collegiale e vincente per far crescere le Marche. E in questa direzione continuo a lavorare per allargare il perimetro dell’alleanza, soprattutto in senso programmatico, con l’obiettivo di farla diventare un grande cantiere di idee che veda protagoniste tutte le soggettività del mondo del lavoro, dalle organizzazioni sindacali alle associazioni di categoria, perché per irrobustire la crescita economica di cui parlavo prima è necessario operare scelte condivise, coraggiose e innovative, capaci di salvaguardare e incrementare l’occupazione, rendendo contemporaneamente competitive le nostre aziende».
Ha sentito l’ex rettore Sauro Longhi?
«In questi giorni ci siamo parlati. Gli ho detto che il suo appoggio può essere determinante, non solo per vincere, ma anche per costruire una proposta politica di qualità in grado di valorizzare al meglio il prezioso patrimonio di idee, progetti, speranze di cui è diventato catalizzatore in queste ultime settimane. D’altra parte, con il suo impegno Longhi ha dimostrato di voler unire, non credo quindi che dividerà il campo progressista».
A proposito di Ceriscioli: secondo alcuni lei non rappresenterebbe una discontinuità netta con l’attuale governatore…
«A mio modo di vedere è una questione posta male. Non si tratta di scegliere in maniera asettica tra continuità e discontinuità, ma di essere resilienti, ovvero saper far fronte alle trasformazioni intervenute negli ultimi anni aggiornando continuamente l’impegno e l’agenda politica della Regione Marche. In tal senso, penso ci siano da valorizzare e consolidare alcune iniziative che sono state prese nel corso di questi cinque anni: penso per esempio alle azioni e agli investimenti che hanno portato le Marche a essere la prima regione italiana per incremento del Pil (+ 3% secondo la recente rilevazione Istat), tra le migliori per tutela del territorio, del lavoro, dei servizi. Questo non significa però però rinunciare mai all’ambizione di migliorarsi».
Indichi una priorità da governatore?
«Prima di tutto c’è da sanare una ferita profonda, che è quella della ricostruzione post sisma. È nostro dovere restituire certezze e progettualità concrete a tanti cittadini. Senza questo passaggio diventa difficile, se non impossibile, aprire qualsiasi altro ragionamento in alcuni territori. Le mie posizioni, che ho cercato di portare avanti in sede di confronto con il governo come Anci Marche in rappresentanza dei Comuni del cratere, sono note: primo, rimodulazione della legge 189 del 2016, riguardante gli interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dal terremoto, integrata in un unico testo per non avere provvedimenti ancorati a decreti diversi; secondo, una semplificazione normativa per la ricostruzione delle opere pubbliche e per procedere rapidamente come accaduto per il ponte di Genova. Non è più pensabile che il tema della Ricostruzione rimanga impantanato nelle pastoie di un burocrazia statale miope che oltre a non rispondere ai bisogni della popolazione, distacca e avvelena il rapporto tra istituzioni locali e cittadini».