SENIGALLIA – La candidatura di Maurizio Mangialardi alla presidenza della Regione Marche, se non accontenta tutti, ci va molto vicino. Ad affermarlo è lo stesso sindaco di Senigallia che chiede ora unità a quanti avevano espresso opinioni e candidati diversi per vincere la partita più difficile, quella delle elezioni regionali della prossima primavera.
«C’era la necessità – spiega il primo cittadino della spiaggia di velluto – di arrivare a una sintesi. Fino a pochi giorni fa il Partito Democratico era diviso in molti pezzi, in cui i singoli nomi o le varie iniziative vedevano scarsa convergenza. Devo ammettere che mi ha sorpreso un’adesione così ampia alla mia candidatura, ma certo se non ci fossero stati i voti contrari, 3-4 su 38, mi sarei spaventato: non era mai successo che un candidato vedesse questa maggioranza».
Il nome di Mangialardi era stato ventilato da oltre 90 sindaci di tutta la regione, prima ancora della direzione regionale di partito. «Questo è il segno di come il Pd, per quanto viva una condizione non facile, abbia saputo ascoltare la componente civica. La mia è la vera candidatura civica, fatta da coloro che vivono quotidianamente il territorio, i sindaci». Tanto che anche i primi cittadini di Ancona Valeria Mancinelli, in un primo momento possibile candidata, e di Pesaro Matteo Ricci hanno appoggiato la sua candidatura, oltre al presidente Luca Ceriscioli che ha fatto un passo indietro. «È stato un gesto enorme quello del presidente, non solo un passo indietro – insiste Mangialardi – che ha permesso al Pd di ritrovare l’unità che mancava da tempo».
Tra le critiche mosse al Pd per la candidatura di Mangialardi c’era il rinvio a giudizio per l’alluvione che colpì Senigallia nel 2014 e che si aprirà ad Ancona il 6 ottobre prossimo. «Sul piano formale, secondo legge dello Stato io sono candidabile – continua – sul piano sostanziale chi mi candida deve essere orgoglioso perché conosce la mia storia, i miei valori, il mio operato. Certo, il richiamo al codice etico del Pd fatto da altri mi ha dato fastidio, anche perché ormai tutti sanno che non c’entro nulla con quella vicenda».
Se la partita dal punto di vista politico sembra ormai chiusa e la candidatura blindata, Mangialardi dovrà nel prossimo futuro far dialogare le forze di centrosinistra e la componente civica, che si sono sentite tradite dalla strategia proprio del Pd, oltre ai critici interni, come Petrini. Un fronte in cui si intravedono i movimenti delle sardine, ma anche esponenti come Sauro Longhi, ex rettore dell’Università Politecnica delle Marche.
«Sicuramente ci potrà essere dialogo perché i valori antifascisti sono ben riconoscibili in me, così come io stesso mi riconosco nei valori che professano le Sardine». Le altre personalità emerse in queste settimane potrebbero essere un problema? Mangialardi è sicuro di no: «Longhi non è nato per dividere ma per unire; quindi se verrà incontro al centrosinistra, potrà trovare spazio. In questo momento, rimanere in campo significa dividere» ha concluso Mangialardi.