SENIGALLIA – Doppia critica all’ex sindaco di Senigallia Mangialardi è quella che arriva da alcuni cittadini per quel report di fine mandato stampato ma non recapitato e per la liquidazione di migliaia di euro per il tfr del primo cittadino. Critiche a cui lui stesso replica definendole sciocchezze populiste.
La prima osservazione era nata da una cittadina che aveva scoperto, durante la diretta dell’ultimo consiglio comunale, che sono stati trovati centinaia di libri “Una Città in cammino”, il report di fine mandato dell’amministrazione Mangialardi 2015-2020: copie stampate ma non recapitate. La cittadina senigalliese, definitasi “amareggiata” dopo tale scoperta, si è chiesta «come la vecchia amministrazione, che per anni diceva di non poter provvedere a sistemare strade, o fare uno spazzamento della città più accurato, abbia trovato i soldi per far stampare un libro dei lavori eseguiti negli ultimi 10 anni. Stiamo tutti facendo sacrifici non indifferenti, vedere questo spreco di denaro pubblico, soprattutto in questo periodo di pandemia è qualcosa di inaccettabile. Magari per loro sarà anche una spesa irrisoria, ma fatta in questo modo sono proprio soldi buttati. Mi auguro che la nuova amministrazione vada a fondo su questa questione; non è che sono stati usati soldi destinati a famiglie bisognose o attività in crisi? Magari utilizzando i soldi arrivati a maggio agli enti locali, quindi anche al nostro comune, con il decreto “rilancio Italia”? Le risposte – conclude – le vorrei dall’ex sindaco Mangialardi, e magari mi farebbe anche piacere ricevere questo libro oramai stampato».
Parole a cui ha voluto rispondere l’ex sindaco Mangialardi: «Il report di fine mandato è uno strumento utilizzato pressoché da tutti i Comuni italiani per soddisfare i principi della trasparenza amministrativa che, a partire dalla legge 241 del 1990, costituiscono il pilastro di ogni buon governo locale. Che esponenti dell’attuale maggioranza si prestino ad alimentare, volontariamente o meno non lo so, le sciocchezze di persone imbevute di antipolitica e populismo, che senza sapere nulla pontificano su tutto, è davvero triste. Peraltro, a fronte di tante Amministrazioni che appaltano all’esterno questo genere di lavori, proprio al fine di contenere i costi, il nostro volume è stato realizzato utilizzando esclusivamente le competenze degli uffici comunali, a eccezione del progetto grafico e della stampa, per una spesa complessiva che va poco oltre quella delle fotocopie».
«Tengo inoltre a sottolineare – spiega ancora Maurizio Mangialardi – che gran parte delle mille copie (del report di fine mandato riferito al periodo 2015-2020, ndr), che avremmo dovuto presentare pubblicamente a febbraio, non sono state distribuite perché, con lo scoppio della pandemia, vennero prorogate le cariche pubbliche in scadenza. A quel punto, essendo già candidato alla presidenza della Regione Marche, ritenni non corretto presenziare alle sole due presentazioni pubbliche organizzate dal Comune, facendomi sostituire dal vicesindaco Memé. Non sarebbe sbagliato, invece, che l’attuale giunta comunale, proprio in ossequio alle politiche per la trasparenza amministrativa, provvedesse democraticamente a trasmettere ora le copie rimaste agli stakeholders del territorio, magari tenendosene alcune da utilizzare come linee guida per la realizzazione delle tante e importanti opere già programmate».
Ma l’ex sindaco Mangialardi è stato raggiunto da osservazioni critiche anche circa la liquidazione di oltre 17 mila euro come trattamento di fine rapporto per il periodo compreso tra il giugno 2015 (inizio del secondo mandato) e ottobre 2020, quando il testimone passò all’attuale sindaco Olivetti. Una cifra che per molti è sembrata spropositata e a cui il capogruppo Dem in consiglio regionale ha voluto dare questa spiegazione: «Non capisco il presunto clamore. Come per ogni dipendente è previsto che alla cessazione del rapporto di lavoro corrisponda anche un trattamento di fine rapporto calcolato in termini di legge. E ciò, come previsto dalla normativa, a prescindere se a liquidarlo è il Comune o il datore di lavoro. Dove sarebbe lo scandalo?».