SENIGALLIA – Dalla lista civica “Senigallia Resistente” guidata da Paolo Battisti arrivano i complimenti a quel gruppo di cittadini, poi allargatosi, che è riuscito a fermare il progetto dell’impianto per il trattamento dei rifiuti urbani non pericolosi al Cesano di Senigallia.
«Un gruppo di cittadini che ha saputo tenere botta, stare sul pezzo, non distrarsi nei mille rivoli di altre battaglie, non abbassare mai la guardia – spiega Rosaria Diamantini – né finora ed ancor meno d’ora in avanti, ed è arrivato a sbugiardare, com’era giusto e dovuto, un imprenditore attento solo ai suoi guadagni». Nel mirino di “Senigallia Resistente” finisce anche il sindaco Maurizio Mangialardi, «evidentemente anch’egli attento ai bisogni di quella stessa azienda visto che i dati – continuano – danno ragione al comitato Senigallia Facciamo Eco e provano chiaramente che la nostra città non necessita di un impianto così come presentato in Provincia dalla Eco Demolizioni srl».
Sul fatto che il progetto sia fermo, poi, la lista che si proporrà alle prossime elezioni di maggio è sicura che sia dovuto solo a un motivo: che non è un tema spendibile nei confronti dei cittadini. «È evidente che non giova in periodo di campagna elettorale, ma sia chiaro che non siamo ancora al sicuro, i rifiuti sono un business troppo appetibile! E allora la giunta cosa pensa? Ma perché non approvare un’ulteriore variante a quel Piano Regolatore ormai obsoleto? Chiediamo noi piuttosto: perché invece non fare un sensato passo indietro che sarebbe stato molto più apprezzabile per un sindaco definitivamente uscente dopo il secondo mandato?»
Tra le altre osservazioni sull’iter, Senigallia Resistente rilancia la questione dell’ascolto dei cittadini e del confronto: la visione amministrativa della giunta, denuncia Diamantini, non è stata «mai organica, mai definita, mai presentata ai cittadini, mai un confronto, mai una consultazione, un comune amministrato come un regno. E se i voti daranno ragione al centrosinistra, proseguirà con questo modus operandi, se i voti daranno ragione al centrodestra, gli daranno anche l’alibi di una delibera di cui non saranno responsabili, e le clientele cambieranno solo i nomi dei referenti».