SENIGALLIA – La notizia che l’ospedale di Torrette sia considerato uno dei migliori in Italia fa contenti molti cittadini. Tra questi anche i componenti del comitato per l’ospedale pubblico di Senigallia che però sottolineano come questo risultato si sia ottenuto con il minimo del personale, il che non garantisce la riduzione delle liste di attesa per l’utenza marchigiana.
«Naturalmente i dirigenti si glorificano di questo premio e non dicono che questo successo è interamente ascrivibile al (poco) personale rimasto. Pur se costretto a turni straordinari, doppi turni e riposi saltati, è riuscito grazie alla professionalità, impegno e spirito di sacrificio a mantenere alto lo standard delle prestazioni sanitarie. E non dicono – commentano gli attivisti senigalliesi per una sanità pubblica efficiente – che non hanno ancora stabilizzato il personale precario che supplisce alla carenza cronica della dotazione organica. Che sia considerato solo un costo in più?».
Ma non solo: «La triste realtà è che la Regione non riesce a soddisfare circa 250 mila richieste di salute, con una mobilità passiva (40 milioni di euro): inaccettabile. Siamo felici per i pazienti che riescono ad avere una degenza ma gli altri e sono tanti si devono arrangiare. E se non si trova posto? Si fanno i viaggi della speranza in altre strutture ospedaliere fuori provincia o fuori regione o a pagamento, chi può».
A tal proposito, il comitato senigalliese ha in archivio ben 800 segnalazioni di visite ed esami impossibili da prenotare. Ma forse c’è qualcosa che si muove.
«Le ultime segnalazioni ci dicono che una colonscopia di controllo, esame vitale per la salute con priorità B e quindi a 30 giorni, non trova posto in tutte le Marche e che una visita dermatologica non solo non è prenotabile, ma non viene nemmeno presa in carico. Ora questo non dovrebbe più accadere». All’origine di questa affermazione ci sono le nuove disposizioni per gli operatori del CUP emanate dalla direzione: “Qualora la priorità indicata nella impegnativa non possa essere soddisfatta (non ci sono posti disponibili) l’operatore deve protocollare la richiesta e rilasciare al paziente una ricevuta a garanzia della “presa in carico”. Poi entro 15/30 giorni ricontattarlo indicandogli dove eseguire il controllo”.
Dal canto suo, il comitato cittadino a difesa dell’ospedale di Senigallia spiega che monitorerà costantemente la questione per capire se le direttive messe in campo per la riduzione delle liste d’attesa aiuteranno i «lavoratori, sempre professionali e dediti al lavoro, nel loro difficile compito» ma soprattutto i cittadini, utenti finali e vittime dei costanti disagi organizzativi e non solo.