Senigallia

Ripresa ancora lontana a Senigallia e vallata. Cna: «Ora progetti e sinergie»

L'unione dei comuni potrà portare secondo la Cna un po' di ossigeno alle aziende grazie a progetti e ottimizzazione dei servizi. Il punto con Giacomo Mugianesi, responsabile di zona della Confederazione degli artigiani

Giacomo Mugianesi
Giacomo Mugianesi

SENIGALLIA – Crisi economica, per il 2018 sarà difficile parlare di ripresa. Il saldo tra aperture e chiusure delle imprese nel territorio senigalliese e della vallata Misa-Nevola non sarà ancora positivo o sarà irrilevante. Una condizione di stabilità che da un lato non peggiora di tanto la situazione imprenditoriale dell’area, ma dall’altro non riesce a far riprendere ossigeno agli imprenditori.

È il quadro che dipinge la Cna di Senigallia per il nuovo anno appena iniziato. Un quadro che non ha tinte fosche, il che dovrebbe essere già una buona cosa; è anzi abbastanza chiaro perché in lontananza – forse – si intravede la fine del tunnel. «Siamo infatti in una fase – spiega Giacomo Mugianesi, responsabile di zona Cna – in cui il numero delle imprese è più o meno stabile, anche se con qualche tendenza al segno meno: un miglioramento rispetto agli anni dal 2009 al 2015 quando i numeri erano ben peggiori e le imprese chiudevano una dopo l’altra». Se il numero è stabile a Senigallia (4180 imprese nel 2009, 4170 nel 2016) e questo lo si deve soprattutto alle imprese dei servizi e legate al turismo, ciò non vale nel resto della vallata: Arcevia (-148 dal 2009 al 2016), Barbara (-22), Castelleone (-48), Corinaldo (-88) e Ostra Vetere (-78) sono più in difficoltà, mentre almeno in termini percentuali reggono meglio l’impatto Ostra (-63), Serra de’ Conti (-15) e Trecastelli (-36), dove il saldo tra aperture e chiusure è lievemente negativo (dati centro studi Cna).

Parlare di ripresa è ancora difficile dicevamo. Infatti a parte alcuni casi sporadici, il territorio di Senigallia e delle vallate Misa-Nevola è ancora nei guai: si perdono realtà storiche e nascono nuove imprese che, molto spesso, non superano i tre anni di vita. Questa elevata mortalità delle imprese, se da un lato fa pareggiare i numeri statistici, dall’altro esprime chiaramente le problematiche imprenditoriali del territorio. Tra queste c’è la tassazione, ancora elevatissima anche se leggermente al di sotto del dato nazionale: nel senigalliese arriva al 60,9%, mentre in Italia si parla del 61,2% (dati centro studi Cna). C’è poi la questione delle infrastrutture, fortemente penalizzate in questo momento storico di scarsa liquidità dei comuni, minori trasferimenti e con le province che solo da poco hanno ripreso alcune funzioni (si prenda l’esempio della s.p. Corinaldese, riaperta dopo quasi due anni di chiusura). Anche l’aspetto della banda ultralarga ancora non attiva ovunque diventa un punto debole per gli imprenditori.

Ecco perché la ripresa è ancora lontana: le realtà che hanno chiuso i battenti erano imprese storiche, strutturate, che creavano indotto. Oggi invece quelle che nascono sono meno strutturate e non riescono a creare – salvo poche eccezioni – quell’indotto per far sopravvivere un territorio basato su pochi marchi di rilievo. Oggi si punta più sull’informatizzazione, sulla digitalizzazione, sui servizi alle imprese e alla persona, mentre calano ancora le imprese artigiane legate alla produzione di beni. Nell’arco dal 2009 al 2016 il settore dell’agricoltura ha perso circa 480 imprese (-21,6%), l’edilizia cede 80 realtà costruttive (-8%), il manifatturiero cede il 5% mentre il trasporto/magazzinaggio perde il 15% delle imprese dedicate.
Di contro aumentano le imprese della ristorazione (+12%), quelle a supporto di altre ditte (come noleggio e agenzie che segnano un +34%), informazione e comunicazione (+11%), sanità e assistenziali (+30%).

Cambiano anche le strategie imprenditoriali. C’è sempre chi ha la buona idea per fare il salto di qualità, ma la maggior parte degli imprenditori fatica a innovare il proprio prodotto. Le realtà più innovative riescono a sopravvivere meglio e le associazioni di categoria cercano di aiutare le realtà produttive a incrociare la tradizione con i processi più innovativi. Anche la sinergia può creare reti di imprese che aiutano quindi a ottimizzare costi e servizi.
In questo senso, secondo Mugianesi, «l’unione dei comuni è un’opportunità capace di far arrivare risorse nel territorio e quindi appoggiare le realtà produttive attraverso bandi e progetti. Certo, monitoreremo quanto accadrà, ma l’aver ora un interlocutore unico per l’intera vallata faciliterà le trattative e la sinergia con le istituzioni».

Diverse le strade da percorrere che possono aiutare le imprese.
Serve soprattutto un abbassamento delle tasse: il tax free day, il giorno in cui si smette di lavorare per pagare le tasse e si inizia ad accumulare guadagno è stato calcolato per il 9 agosto nel senigalliese. Ridurre i livelli (e la tari è un primo, debole, inizio) di tassazione farà respirare le imprese che potrebbero anche tornare ad assumere; poi ci sono i progetti di crescita per le aziende, che potranno portare risorse da investire nell’innovazione. Infine c’è la questione del brand con cui promuovere l’intero territorio che ora va dalla costa ai monti. Una strada in realtà già intrapresa (basti pensare alla Bit, la borsa internazionale del turismo dove negli stand unificati regionali si promuovono territori ampi come le province) ma che deve essere percorsa con più convinzione tramite un elemento che renda riconoscibile il territorio. «Di fronte a uno scenario che muta continuamente, non possiamo permetterci di rimanere fermi – conclude Mugianesi. Lavorare in sinergia è l’unica chiave per fare sintesi delle varie proposte e passare a una strategia concreta e che guardi all’intero territorio».