SENIGALLIA – Una manifestazione per salvare un presidio sanitario, un bene comune. È quanto propone un gruppo di cittadine di Senigallia promotore, a inizio estate, di una raccolta firme – oltre 530 le adesioni – per chiedere l’adempimento della legge nazionale che regola l’attività del consultorio. Ora una nuova fase di mobilitazione che mira a non disperdere il lavoro fatto finora e a «difendere il valore della sanità pubblica, laica, professionale, aggiornata, inclusiva, aperta e cooperante con le diversità di ogni tipo».
«Il nostro consultorio è caro a molte di noi non solo perché è un luogo di resistenza attiva in contrapposizione alla privatizzazione, alla specializzazione sanitaria, alle logiche di profitto che marciano sulla nostra pelle – spiegano le cittadine che si stanno organizzando per il presidio sanitario -. Vogliamo difenderlo perché, secondo la legge del 1975, è un luogo di cooperazione tra differenti aspetti legati alla salute e al benessere che mira al raggiungimento dell’empowerment della persona e contribuisce alla formazione dei nuovi professionisti. Inoltre è un luogo attraversato da una grande diversità etnica e culturale, un luogo di mediazione, accoglienza, ascolto. È impensabile, di questi tempi, non investire risorse per avere, come previsto dalla legge, una mediatrice linguistica. Queste mancanze ci riguardano tutti e tutte perché narrano ciò che vogliamo ci rappresenti, ci tuteli e ci orienti».
Da queste e molte altre ragioni è nata dunque l’idea di un presidio davanti al consultorio, promosso per giovedì 16 novembre dalle ore 17.30 alle ore 18.30. «Un momento di riflessione, diffusione e consapevolezza, per ribadire che servono investimenti sul servizio pubblico, perché soltanto quest’ultimo può tutelare e farsi carico di tutte le fragilità senza pregiudizi e stereotipi. L’ottimo lavoro che le figure professionali del consultorio portano avanti non può essere sostituito da associazioni di volontarie e volontari non formate, che non credono nell’importanza della laicità delle istituzioni».
Un appello che cade in prossimità dell’appuntamento del 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza maschile alle donne: «Nessuna azione contrasta di più la violenza che l’investimento in luoghi di prevenzione, di cura, di ascolto e formazione».