Senigallia

Ospedale di Senigallia, il Tribunale del Malato: «Cittadini e pazienti umiliati da quattro anni di attese»

I referenti del TdM intervengono sul caso della risonanza magnetica non installata dopo 4 anni dall'acquisto con una proposta per salvare il nosocomio: uscire dall'area vasta 2 per confluire nell'azienda ospedaliera di Torrette

Umberto Solazzi e Carlo Massacci del Tribunale del Malato, assieme a Gianna Russo di CittadinanzAttiva, intervengono sull'ospedale di Senigallia
Umberto Solazzi e Carlo Massacci del Tribunale del Malato, assieme a Gianna Russo di CittadinanzAttiva, intervengono sull'ospedale di Senigallia

SENIGALLIA – La messa in onda del servizio di Striscia la Notizia sulla vicenda della risonanza magnetica di Senigallia, ancora non installata dopo quasi quattro anni dall’acquisto, aveva recentemente fatto scatenare il sindaco Mangialardi contro il direttore dell’area vasta 2 Bevilacqua. Ora sono invece i rappresentanti del Tribunale del Malato “C. Urbani” a intervenire sul caso. E a fare una proposta per l’ospedale di Senigallia sulla quale finora non aveva ragionato nessuno.

«Non è l’Asur la parte lesa della vicenda – esordisce il presidente del TdM Umberto Solazzi – e non è nemmeno il sindaco a doversi sentire umiliato dal servizio di Striscia la Notizia. Se Striscia è stata chiamata, un motivo ci sarà. Così come se si sono formati ben due comitati per la difesa dell’ospedale di Senigallia. Qui gli unici che possono e devono lamentarsi sono i cittadini, loro sì, umiliati da quattro anni di attese, così come i dipendenti che lavorano in condizioni sempre più precarie».

Il referente del Tribunale del Malato di Senigallia si domanda infatti come sia possibile che venga acquistata una risonanza magnetica inadeguata per i locali che la dovrebbero ospitare: «Come può accadere? È come se uno si comprasse l’auto per poi accorgersi che ancora deve essere fatta la strada. E magari si trova una montagna davanti ancora da scavare. Dopo tutte le attese che i pazienti dell’ospedale e i cittadini di Senigallia hanno dovuto sopportare, l’Asur si sente parte lesa per il servizio di Striscia? È inconcepibile».

Il problema di fondo, spiegano Umberto Solazzi e Carlo Massacci del TdM senigalliese, è che le risorse vengono usate per meri calcoli ragionieristici e non per tutelare gli interessi dei pazienti. Che sono poi quelli che pagano la sanità con ticket e tasse. E che vengono sballottati da un ospedale all’altro dell’area vasta n.2 e, a volte, anche in altre strutture dell’intera regione, per fare visite che rientrerebbero nella normalità.

«Pensiamo all’ospedale di Jesi che ha due tac e due risonanze, così come Fabriano. Perché Senigallia deve avere solo una tac peraltro funzionante a singhiozzo? Perché i diritti dei cittadini vengono calpestati ogni giorno per anni spedendo i pazienti in giro per la regione? Magari per un ragazzo arrivare a Pergola, Fabriano o Ascoli per un esame non sarà un gran disagio, ma si pensi a quegli anziani che non possono guidare o che non hanno familiari ad accompagnarli. Non è un disagio questo? E quanti anni dovremo ancora sopportare un’organizzazione sanitaria regionale che non mette al centro il paziente ma solo i conti dei manager?».

L'ospedale di Senigallia
L’ospedale di Senigallia

Una situazione organizzativa che risulta ostica al cittadino, inaccettabile dal punto di vista umano, alla quale il Tribunale del Malato vorrebbe dare una soluzione. Ed ecco quindi la proposta su cui interviene Carlo Massacci, ex primario di cardiologia a Civitanova Marche ora in pensione e componente del TdM: far uscire l’ospedale di Senigallia dall’area vasta n.2 (corrispondente alla provincia di Ancona) per entrare nell’azienda ospedaliero-universitaria “Ospedali Riuniti Ancona Umberto I – G.M.Lancisi – G.Salesi“.

«Si tratta di una proposta – spiega Massacci – di cui dovranno essere analizzati pro e contro con attenzione: perché venga percorsa come strada, dovremo essere sicuri che apporti benefici ai pazienti. Al momento i requisiti ci sono tutti, alla stregua di quando si scelse di unire l’ospedale Santa Croce di Fano all’azienda ospedaliera San Salvatore di Pesaro creando gli Ospedali Riuniti Marche Nord. Da Senigallia a Torrette abbiamo circa la stessa distanza tra Fano e Pesaro, l’utenza è più o meno simile e ciò ha permesso di salvaguardare il nosocomio fanese. Così noi vogliamo provare a salvare l’ospedale di Senigallia. Ecco quindi, oltre alle critiche costruttive e alle proposte già avanzate, un’idea su cui ragionare tutti insieme e su cui la politica non può tirarsi indietro».