Senigallia

Sanità: dalle critiche del Comitato a difesa dell’ospedale alle proposte del Tribunale del Malato

I disagi causati dal malfunzionamento della organizzazione si riversano su cittadini e operatori, ma potrebbero essere superati da un'integrazione maggiore con il polo regionale di Torrette

L'ospedale di Senigallia
L'ospedale di Senigallia

SENIGALLIA – Si moltiplicano gli appelli perché non venga smantellata la sanità pubblica nella vallata del Misa. Dopo l’intervento del “Comitato Cittadino a difesa Ospedale di Senigallia” – nato nel luglio 2017 ma costituitosi ufficialmente solo il 14 marzo scorso – che rimarcava la differenza tra le prestazioni e le dotazioni tecnologiche e umane di Ancona Torrette, Jesi e Senigallia, sull’argomento interviene anche il Tribunale del Malato. Con una proposta.

I componenti del Comitato (presidente Massimo Olivetti – vicepresidente Silvano Cingolani Frulla – tesoriere Floriana Giacchini – segretario Salvatore D’Amico – soci fondatori: Rosina Cerrelli, Annina Fronzi, Paola Leoni, Mirella Mazzaferri, Laura Paolini, Daniela Sabbatini, in FOTO a sinistra) prendono atto che mentre ad Ancona si eseguono interventi di eccellenza per quanto riguarda la cardiologia che eviterà quindi i viaggi della speranza fuori regione, al Carlo Urbani di Jesi arriva il controllo degli accessi, un presidio di vigilanza e nuove risorse umane in alcuni reparti.

Mentre succede questo, a Senigallia si parla di altro: «certamente importante per i cittadini la rimozione dei detriti in spiaggia, il tutto esaurito per il Summer Jamboree, l’apertura delle mostre artistiche. Ma sulla sanità pubblica del nostro ospedale non leggiamo nulla di buono».

I componenti del "Comitato Cittadino a difesa Ospedale di Senigallia"
I componenti del “Comitato Cittadino a difesa Ospedale di Senigallia”

La risonanza magnetica non è ancora stata installata e non si sa quando lo sarà. La tac funziona a singhiozzo. Otorinolaringoiatria non ha il day-surgery come promesso ma è ridotto a semplice ambulatorio, scoperto completamente di notte. L’utic, come ormai denunciato da molti mesi, è stata trasformata da terapia Intensiva in cardiologia riabilitativa. «Così si penalizzano i cittadini».

Altra posizione viene invece espressa dal Tribunale dei diritti del Malato – sezione di Senigallia. Tramite il suo presidente Umberto Solazzi (FOTO in basso), viene avanzata la proposta di fare qualche passo avanti.
«La difesa ad oltranza dell’ospedale di Senigallia deve essere integrata con una visione proiettata in avanti: il maggior problema per la spiaggia di velluto è l’integrazione con Jesi e Fabriano. Il piano della Regione Marche prevede infatti che il presidio ospedaliero dell’Area Vasta 2 sia quello di Jesi, con l’ospedale di Senigallia confinato al ruolo di “stabilimento ospedaliero” adatto a risolvere solo le emergenze e a farsi carico del settore della riabilitazione post-acuzie».

I referenti del Tribunale del Malato di Senigallia: da sinistra Umberto Solazzi e Carlo Massacci
I referenti del Tribunale del Malato di Senigallia: da sinistra Umberto Solazzi e Carlo Massacci

In parole povere, spiega il TdM, un paziente che non può essere gestito a Senigallia, viene attualmente inviato a Jesi o Fabriano, in alcuni casi addirittura a Fermo. Un’organizzazione questa tutta interna all’Asur Marche che però «calpesta sia l’intelligenza che la dignità del paziente: esiste una struttura ospedaliera regionale a meno di 20 km, facilmente raggiungibile con tutti i mezzi anche da parte del paziente e dei suoi familiari. Perché non è possibile l’integrazione tra l’ospedale di Torrette e l’ospedale di Senigallia, come è stato fatto tra Fano e Pesaro?»

La questione è da affrontare anche in sede politica: «Sarebbe auspicabile che in città se ne cominciasse a parlare e che il Consiglio Comunale iniziasse a valutare organizzazioni alternative a quelle attuali, perché questa non è orientata all’utenza e va cambiata: il coraggio della politica è questo, nonostante i possibili tempi lunghi».